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Gli strumenti della riforma del Concilio di Trento

Gli strumenti della riforma del Concilio di Trento

Il concilio di Trento non poteva provvedere direttamente ai diversi strumenti necessari al consolidamento della riforma cattolica. Alcuni erano stati previsti da decreti di riforma, come le nuove edizioni dei testi sacri. Altri, come l’indice dei libri proibiti o il catechismo, erano stati preparati dai padri conciliari, senza però giungere a buon fine. È la ragione per cui, in un decreto votato il giorno di chiusura del concilio, il 4 dicembre 1563, fu previsto di affidare al sommo pontefice il compito di far redigere e di pubblicare l’indice dei libri, il catechismo, il messale e il breviario. Questi strumenti sarebbero serviti agli artefici della riforma della chiesa cattolica per quasi 4 secoli. Essi rivestivano un’importanza effettiva poiché mettevano in atto, il catechismo in particolare, lo spirito dei documenti conciliari tridentini, pur adattandoli all’uso quotidiano. Alcuni erano più direttamente ordinati alla diffusione e conoscenza della dottrina richiamata dal concilio; altri servivano alla celebrazione pubblica o privata della liturgia. I riformatori protestanti avevano fondato sulla Sacra scrittura le loro rivendicazioni e le denunce di ciò che ritenevano errori dottrinali.

Le edizioni della Scrittura


•Settanta: traduzione di un’edizione originale in lingua greca, proposta da alcuni padri conciliari, eletta dal cardinal Montalto (futuro Sisto V) e diretta dal cardinale Antonio Carafa nel 1587.
•Vulgata Clementina: dopo la Riforma, quando la Chiesa cattolica si sforzò di contrattaccare le dottrine del Protestantesimo, la Vulgata latina (la più antica versione della Bibbia in latino è detta che è la traduzione della versione dei Settanta) venne riaffermata nel Concilio di Trento come l'unica versione autorizzata latina della Bibbia. Per ribadire tale autorizzazione il concilio richiese al Papa
una versione standard per porre fine alla varietà di innumerevoli edizioni prodotte durante il medio evo e il rinascimento. L'edizione venne commissionata dal Papa Sisto V (1585-1590), e pertanto fu chiamata Vulgata Sistina. Si basò sulla edizione di Robertus Stephanus (1528), corretta in base alla versione greca. Il lavoro però fu affrettato e risentì di numerosi errori di stampa. Venne pertanto intrapresa una nuova edizione che venne portata a termine all'inizio del pontificato di Clemente VIII (1592-1605). L'edizione prodotta è detta Vulgata Sisto-Clementina, o semplicemente Vulgata Clementina, nonostante il nome di papa Sisto compaia nel titolo completo. Clemente dispose la pubblicazione di tre edizioni: 1592, 1593, 1598. La Clementina divenne dal 1592 la versione ufficiale adottata dal rito latino della Chiesa cattolica e fu soppiantata solo nel 1979, quando fu promulgata la Nova Vulgata durante il concilio Vaticano II.

La professione di fede


La professione di fede detta del concilio di Trento è quella che Po IV fece emanare il 13 novembre 1564. Richiesta dal concilio nelle sue ultime sessioni, incorpora i dogmi cattolici che gli antichi Credo non potevano menzionare, come il settenario sacramentale, la transustanziazione, il culto della Vergine e dei santi, il primato romano, ecc. Una simile iniziativa è evidentemente comprensibile quale risposta al proliferare di confessioni di fede protestanti dalla dieta di Augusta de 1530. Era opportuno che i cattolici potessero disporre di una formulazione semplificata e riassuntiva dei dogmi della chiesa romana. In effetti il catechismo del concilio, che acquisterà tanta importanza, era innanzi tutto destinato ai pastori. La sua diffusione, le su traduzioni, i suoi adattamenti e riassunti in realtà, gli conferiranno un posto di rilevo nella rievangelizzatine cattolica.

Tratto da LA RIFORMA PROTESTANTE di Alessia Muliere
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