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Il dominio artistico della Francia nell'800

Per quasi un ventennio, a intervalli, la Francia esercita in pratica il suo dominio su tutta l’Italia, o quasi. Militari, artisti diplomatici delle più disparate opinioni politiche sciamarono per la penisola col preciso incarico di impadronirsi di capolavori a nome del grande museo centralizzato di Parigi, e indirettamente delle pinacoteche secondarie in via di allestimento delle principali città della provincia. Tuttavia il controllo esplicato dalle autorità era così efficiente, che ben poco di ciò che in base ai canoni di valutazione corrente era stato giudicato di cospicuo valore non raggiungeva la destinazione ufficiale a Parigi. Di norma il saccheggio delle collezioni e dei palazzi privati veniva drasticamente scoraggiato. Persino gli inglesi (il cui gusto era irriducibilmente legato alla vecchia scuola pittorica) non poterono disconoscere che le collezioni private italiane uscivano relativamente indenni dalle spoliazioni francesi, non senza precisare, al tempo stesso, che i capolavori pittorici venduti a Londra erano affluiti da Roma in conseguenza delle penalità pecuniarie imposte dai francesi all’aristocrazia. Il fatto che in quel periodo i collezionisti privati francesi fossero ostacolati da mancanza di occasioni propizie più che da mutamenti intervenuti nel gusto torva piena conferma quando si dia una rapida occhiata agli affetti prodotti dalla spedizione di Spagna: effetti diametralmente opposti a quelli della campagna di Italia. I ripetuti tentativi di selezionare alcuni fra i dipinti di maggior pregio, di scuola sia spagnola sia straniera, appartenenti alla collezione reale ad altre raccolte di Madrid e di varie città per fregiarne il museo napoleonico furono contrastati da tattiche dilatorie, e altresì dal fatto che re Giuseppe, fratello di Napoleone, era incline a tenerli per se. Per contro privati di ogni genere, ma francesi più sovente che inglesi, riuscirono a procacciarsi opere inestimabili che potremmo definire di tipo convenzionale. L’elenco dei privati che trassero vantaggio dalla campagna di Spagna è dei più lunghi. Per concludere, possiamo senz’altro affermare che in linea generale i clamorosi capovolgimenti avvenuti in Europa tra il 1793 e il 1815 incoraggiarono, ma soprattutto consentirono, l’acquisizione da parte degli inglesi e dei francesi – a livello pubblico o privato e comunque su larga scala - di opere pittoriche il cui prestigio era già consacrato da secoli di costante apprezzamento. L’incipiente interesse per l’arte antecedente o addirittura remota che con lenta ma costante progressione si era affermato nel decennio precedente la Rivoluzione, fu sommerso dall’improvvisa quanto inattesa disponibilità di tanti capolavori dalla fama ormai consacrata.

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