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Giudizio e autocoscienza in Holderlin



Si dice giudizio l’originaria partizione mediante la quale diventano possibili soggetto e oggetto (praticamente il momento in cui il soggetto e l’oggetto, che nell’intuizione intellettuale sono unificati, si separano). Questa partizione presuppone dunque che prima vi sia un intero da cui scaturiscono le 2 parti. Quest’intero è: Io sono Io (partizione teoretica). La pratica è: Io che si oppone a non io. Secondo H l’io di fichte non è in grado di conoscere se stesso.
Holderlin dirà che si può avere intuizione intellettuale solo dell’essere (=esprime legame soggetto - oggetto). Ma non dobbiamo confondere essere ed identità. L’identità non è unificaz di oggetto e soggetto. L’autocoscienza non può dipendere dalla separazione inerente all’io, e non deve fondarsi su una natura logica ma ontologica. L’Essere in Holderlin è superiore all’io e all’Essere assoluto, essendo indifferente sia alla separazione che alla pretesa identità. Fichte dice il sapere umano limitato. Holderlin risponde che la coscienza del limite umano non può condizionare l’alterità dell’essere. Giudizio ed Essere è il tentativo di criticare il sistema fichtiano. Più tardi, in “Fede e Essere“, Hegel riprende la tematica. Come è possibile riconciliare finito ed assoluto? Hegel e Holderlin intuiscono l’Essere come qualcosa di assoluto, non un prodotto del nostro pensiero. Hegel risolve la tematica del rapporto Dio-Uomo come autodeterminazione dell’essere: questo diventa temporale differenziandosi non senza dolore da se stesso. Qui non è con l’intuizione intellettuale che l’uomo partecipa dei frutti dell'unificazione, ma a partire dalla fede religiosa. Le prime esperienze intellettuali di Jena, l’incontro con Fichte e le tematiche di Jacobi, portano Holderlin a sviluppare l’analisi del fondamento ultimo delle cose secondo una logica che rifiuta il motivo dogmatico e scettico. Holderlin parla di imperscrutabilità dell’Essere, ma l’esteriorità assoluta potrà presto essere veicolata nell’interiorità corporea con una riconciliazione di tipo estetico. Così Bodei come H dice che non possiamo affermare che è il pensiero a fondare la natura (fichte) e la coscienza a fondare l’essere. Ma il pensiero e l’autocoscienza sono solo una parte dell’essere, una delle più alte potenze della natura. Solo l’intuizione intellettuale lascia trasparire l’unità dell’io con la natura infinita.

Tratto da HOLDERLIN di Dario Gemini
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