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Tempi delle punizioni nel purgatorio



Ma un problema preoccupava i teologi: i giusti chiamati alla beatitudine eterna possono da subito (giudizio individuale) godere della visione di dio prima del giudizio universale? I teologi del XIII sec. predispongono la teoria della visione beatifica. Il problema si pone solo per i morti già purificati. Il purgatorio tende anche a drammatizzzare il periodo di tempo lineare che precede e subito segue la morte: acquista importanza l'atteggiamento del peccatore al momento della morte, la contrizione espressa all'ultimo istante. E l'uomo può ricevere da dio nel post mortem il permesso di uscire un po' dal purgatorio per apparire ai parenti e sollecitarne l'aiuto. Il purgatorio complica così i riti del trapasso.  Abbiamo la pratica dei suffragi, che richiede che il tempo di soggiorno in purgatorio sia lunghetto. È un tempo relativo: si sta tanto ma ai vivi sembra sia passato poco. Ci si sbilancia nel conteggiare, nel cercare di definire il rapporto peccati commessi – tempo per espiare. E' qui che entrano credenze popolari superstiziose e pagane, e la spiritualità dell'aldilà rischia di ridursi a pratiche volgari ed eseriori. Il grande teologo Alessandro di Hales proporrà una teoria sulla proporzionalita tempo del purgatorio – tempo terreno. Sul finire del medioevo saranno applicate le indulgenze ai morti, con Bonifacio 8 nel giubileo del 1300: qui l'aritmetica delle indulgenze incontra il conteggio del tempo del purgatorio.

Tratto da L'IMMAGINARIO MEDIOEVALE di Dario Gemini
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