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I collegi sacerdotali ufficiali, il Collegium pontificium


Istituito, secondo la tradizione, da Numa Pompilio e composto inizialmente da 6 membri, poi 9, 15 e 16. I pontefici non erano dei ministri del culto, ma piuttosto dei teologi, esperti del diritto sacro e considerati depositari della tradizione religiosa e normativa romana. Ad essi era demandato il controllo su tutto il culto romano, sul rituale e sull’accettazione di culti stranieri. Spettava a loro compilare gli elenchi delle divinità e le descrizioni delle formule di preghiera e anche di norme procedurali, di registrare gli eventi storici della città e infine di trascrivere i nomi dei magistrati eletti, oltreché quelli dei pontefici; si desume da questo complesso di attività, l’importanza oltre che religiosa, anche civico-politica del pontificato. A capo del collegio era il pontefice massimo, nominato da tutti i membri e il quale rimaneva in carica per tutta la vita. Quale successore del re nella direzione del culto, il pontefice massimo aveva la sia residenza ufficiale e nella Regia, al Foro Romano e gli spettavano onori ufficiali al pari degli alti magistrati, ad es., la scorta dei littori propria dei consoli. Dal pontefice massimo dipendevano direttamente:
1) Rex sacrorum: che in età repubblicana aveva il compito di svolgere alcune cerimonie religiose che erano state di pertinenza del re durante la monarchia. Egli rappresentava solo formalmente il re, ricoprendo un posto primario nelle cerimonie ufficiali; a lui spettava l’onore, grazie alle sue prerogative speciali, di dare l’avvio a qualcosa. Il momento dell’inizio secondo molte religioni antiche era considerato pericoloso; perciò quello del Rex sacrorum più che un onore era un vero e proprio onere.
2) Flaminii: sacerdoti addetti ciascuno a una divinità, donde ne desumevano il nome. In tutto erano 15 di cui 3 maggiori, legati alla triade Giove-Marte-Quirino, scelti tra il patriziato, e 12 detti minori scelti tra la plebe.
Ognuno aveva mansioni individuali pertanto non costituivano un collegio. Dipendevano dal pontefice massimo che li nominava direttamente esercitando poi su di essi un vero e proprio controllo. Ai 15 flaminii durante l’età imperiale ne furono aggiunti altri addetti al culto dell’imperatore.
3) Vestales: il pontefice le sorteggiava tra bambine tra i 6 e i 10 anni e le consacrava mediante il rito della cattura: afferrate per mano dal pontefice e sottratte al padre come prigioniere; questo rito esplicava il passaggio della fanciulla dalla potestà del padre a quella del pontefice, il quale, in caso di infedeltà, la puniva ordinando che venisse sepolta viva. La vestale infatti non poteva maritarsi ma rimanere completamente devota ai sacra della nuova famiglia che l’aveva adottata, cioè Roma. Il servizio della vestale durava 3 anni e solo allora poteva scegliere se continuare o uscire dal servizio e maritarsi. In cambio del loro sacrificio di devozione le vastali godevano dei massimi onori pubblici: erano precedute da un littore, i magistrati per strada le cedevano il passo, deponevano in tribunale senza giuramento, potevano graziare i condannati a morte. Le sacerdotesse erano i tutto 6 e abitavano nel Foro vicino al Tempio di Vesta; il loro compito era infatti quello di custodire i fuoco sacro, simbolo del focolare dello Stato.

Tratto da VITA E COSTUMI DEI ROMANI ANTICHI di Alessia Muliere
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