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Il metodo Peroniano

Il metodo Peroniano


La dottrina e la pratica archivistica daranno, a distanza di tempo un giudizio del tutto negativo, sui modi conservativi adottati a Milano nei secoli XVIII-XIX. Si tratta del cosiddetto metodo peroniano, dal nome del suo massimo realizzatore, Luca Peroni; ma non dimentichiamo che chi lo elaborò e lo mise in pratica rispondeva a delle esigenze di governo: i ceti di governo aspiravano infatti a rimodellare il passato in funzione del presente e l’antico in funzione del moderno, riappropriandosi così di una tradizione documentaria che, se riproposta con forza, poteva trasmettere l’immagine gloriosa al futuro. Ad altri criteri furono ispirati i modi applicati alla documentazione archivistica, che concentrata presso il palazzo degli Uffizi, costituì il primo nucleo dell’archivio fiorentino. Fu considerata soprattutto memoria-fonte e quindi appartenente al passato, ma dal momento che ogni scrittura appena uscita dalla penna dell’uomo acquista valore di storico documento, tutta la produzione archivistica è storia e in quanto tale passato. Il progetto di sistemazione del materiale archivistico concentrato nell’archivio fiorentino, ideato e praticato da due archivisti dell’epoca, Francesco Bonaini e Cesare Guasti, mirava a dare, almeno ad alcuni fondi, il posto che loro assegnavano, la materia e il tempo, li volle cioè mantenere nella fisionomia loro propria rispettando quanto era derivato dalla diversità delle materie, dalla diversità delle forme governative, delle magistrature, dalla successione delle dinastie e dei temi. Non fu pertanto ritenuto praticabile ricorrere a ripartizioni o distinzioni mutuate dall’organizzazione di strutture e apparati dello stato ottocentesco; si prestò così molta attenzione alla storia e alla cronologia. Lo stato unitario, nel raccogliere la memoria consegnatagli dagli antichi stati non poté non tener conto delle scelte politiche e culturali compiute nella prima metà dell’800 relativamente alle concentrazione di carte in determinati luoghi-istituti e all’organizzazione archivistica che esse avevano ricevuto.

Tratto da GLI ARCHIVI TRA PASSATO E PRESENTE di Alessia Muliere
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