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L'arte come negazione di se stessa

L'arte come negazione di se stessa

L’ideologia dell’arte e arte come consumo divengono i due poli su cui i regime di potere postmoderno costruisce la sua dinamica di controllo. L’arte diviene arte di regime non solo perché non esprime politicamente nulla, ma anche perché la sua funzione estetica rappresenta la sua stabilità d’immagine degli apparati che ne dispongono. Ma il potenziale dell’arte non si richiede nella semplice trionfalistica del potere del mercato attraverso la mercificazione delle idee e dei contenuti resi nulli dall’estetica. L’arte diviene una negazione della tradizione di una cultura artistica, e si situa nella struttura di mercificazione solo in virtù delle sue strategie. Ovvero l’arte in questo sistema di veicolazione viene programmata all’interno di un ambito ideologicamente reale del vissuto e poi viene inserita nel contesto ideale della mercificazione come
negazione di se stessa. L’arte rimessa nel circuito appartiene quindi alla cultura delle identità postmoderno ma giunge alla rottura del contesto della tradizione.

Tratto da AVANGUARDIA NEL PRESENTE di Alessia Muliere
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