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Gli anni di Documenta, 1964

L'arte è ciò che fanno gli artisti è il motto della Documenta 3 inaugurata nel 1964 simultaneamente all'esplosione del fenomeno internazionale della Pop Art. Tuttavia questa Documenta sotto la direzione di Werner Haftmann si ricorda per il tentativo di ipotizzare la superiorità del primo modernismo sul contesto contemporaneo e viene centrata sul percorso della vecchia generazione di artisti. Altra caratteristica di questa edizione è quella di aver sostenuto un'idea di arte fondata sull'individualismo in un allestimento che non contemplava la possibile relazione fra i differenti lavori. Implicito era anche il pensiero di un'arte sganciata dai teoremi stilistici e dalle scuole generiche, un assunto che ingloba in sé la certezza di "rappresentare" attraverso le grandi esposizioni un'idea storicistica dell'arte contemporanea. Altra importante notazione, in questa visione esposta da Documenta 3 è quella di imporre attraverso il percorso curatoriale un punto di vista privilegiato e spesso chiuso alle nuove emergenze che invece venivano espresse proprio in quella Biennale di cui si voleva essere antagonisti. Il problema posto da Documenta 3 in qualche misura giustifica la sua importanza storica: in essa infatti si sottolinea forse in misura clamorosa come il pensiero curatoriale possa deviare dal percorso "reale" della storia sino a produrre una prospettiva totalmente sganciata dal possibile ruolo di testimoniare, con le dovute impostazioni individuali, un pensiero complesso sulla storia del presente. Un'altra specifica realizzazione di Documenta 3 è quella di aver prodotto degli allestimenti speciali e ad hoc per i lavori esposti. Ideati da Arnold Bode gli ambienti di Documenta 3 privilegiavano l'impatto con l'ambiente circostante. Anche quando venivano realizzati degli ambienti chiusi si cercava di far filtrare la luce in maniera naturale piuttosto che non artificialmente. Pannelli e strutture divisorie per delimitare i percorsi individuali, che segnano un allestimento appunto fondato sul singolo lavoro, hanno mantenuto questo carattere aereo e non invasivo.
Marcel Broodthaers: l'opera museo Gli "eventi evocativi" della Concptual Art Dan Graham, Homes for America, 1966-1967 (cfr.D.S. Sei punti diversi dell'itinerario concettuale, in "Analysis", Cat. mostra galleria Paolo Vitolo, Roma 1991) Realizzate nel 1965 ed esposte durante l'esposizione Project Art presso il Finch College nel 1966.
Nel 1966 Homes for America viene "esposto" sulla rivista Arts Magazine.
Robet Barry, Inert Gas Serie, 1966
M.B.,Le Corbeau et le Renard, 1968
Douglas Huebler, 42° parallel, 1968.
Negli anni Sessanta si realizzano molti lavori artistici che hanno come tema centrale quello della usufruibillità dell'arte. L'idea del Museo di Broodthaers è quasi paradigmatica; ciò di cui si discute è sostanzialmente il ruolo delle esposizioni d'arte e le metodiche di realizzazione. La tradizione dei Salon e delle mostre a cura degli artisti ritrova una propria continuità ed un notevole successo di pubblico soprattutto negli anni Sessanta/Settanta, in particolar modo per le mostre di Land Art, Arte Ambiente, Performance, Conceptual Art, Arte Povera.

Tratto da LA CURA CRITICA di Alessia Muliere
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