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Vino come bevanda sacra per gli sciti



Il vino è dono e bevanda sacra, ma puo anche ingannare chi non lo conosce. Quando creso deve imporsi sui massageti usa il vino, che puo essere farmaco o rimedio a seconda di come lo si usa. Esiste anche una versione di ippocrate ed eschilo che descrive gli Sciti come mangiatori di formaggio e conoscitori dell'eunomìa. Gli Sciti poi berrebbero vino puro, una cosa da selvaggi..al punto che esisteva l'espressione “bere alla scita”. Gli Sciti sono dunque bevitori di sangue all'occasione, di latte con costanza e di vino con eccesso. Latte e vino puro connotano il selvaggio, come anche il ciclope di ulisse era bevitore di latte e mangiatore di uomini. La guerra degli Sciti è una caccia. Lo spazio scita è in qualche modo amministrato: il territorio è diviso in nomi, comandati da governatori. Ares che riceve sacrifici umani ha un santuario in ogni nomo. All'organizzazione dello spazio si aggiunge una dimensione regolamentata del tempo: ogni anno occorre riparare il santuario e fare sacrifici; ogni anno ha luogo il banchetto presso un governatore. Questi usi guerreschi riservano anche una posizione centrale al re. Egli da bottino solo per una testa tagliata. Dà un coppa per bere solo a chi ha ucciso nemici; presiede ai duelli giudiziari e alle contese, è maestro di caccia e guerra. Vivente, il suo focolare è fondamento degli scambi e permette agli Sciti di costituirsi in corpo sociale. Ogni mancanza lo fa ammalare. Alla sua morte il corpo è imbalsamato e gli Sciti si mutilano, riconoscendosi come Sciti e sudditi. Il loro corpo ricorda loro l'appartenenza al corpo sociale = mnemotecnica del potere.

Tratto da ERODOTO, IL PADRE DELLA STORIA? di Dario Gemini
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