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La rivolta di Al Lushan

In quello stesso anno le forze cinesi subirono subivano nel Nord-Est una dura sconfitta da parte dei barbari Quidan mentre nella provincia sud-occidentale dello Yunnan nasceva lo stato autonomo di Nanzhao. La sua formazione era inizialmente stata incoraggiata dagli stessi cinesi che volevano costituire un cuscinetto contro l’espansionismo tibetano, Nanzhao inviava regolarmente doni a Chang’an ed era considerato un allato. Il problema sorse allorché il governatore militare della confinate provincia del Sichuan, che era legato al primo ministro Yang Guozhong, e che aveva pretestuosamente intraprese una campagna di conquista contro Nanzhao subì una nettissima sconfitta. 

La situazione tuttavia sebbene critica non avrebbe creato problemi se Yang Guozhong non avesse richiesto all’imperatore la rimozione di uno dei più importanti governatori militari, il generale persiano An Lushan. Quest’ultimo aveva sempre servito fedelmente l’impero ma di fronte alle pericolose insistenza di Yang Guozhong si sentì minacciato e reagì volgendo le sue truppe contro la capitale imperiale (755). Mentre l’imperatore e la corte, privi come si è detto di truppe stanziate presso la capitale, prendevano la grave decisione di richiamare l’armata orientale lasciando l’Asia centrale all’iniziativa araba, Al Lushan dichiarava istaurata una nuova dinastia ed occupava Luoyang, la capitale meridionale. Mentre venivano approntate le difese di Chang’an, la capitale settentrionale, la guerriglia realista logorava l’esercito di Al Lushan. La dinastia sembrava ancora godere, nonostante il grande pericolo, del convinto sostegno popolare e dell’aristocrazia. 

Ma proprio nel momento in cui la ribellione sembrava sul punto di esaurirsi, ancora una volta la testardaggine di Yang Guozhong determinarono il peggio. Senza ascoltare i consigli del comandante in campo dell’esercito, generale Geshu Han, che voleva aspettare che le forze di Al Lushan si logorassero ancora prima di attaccare, Yang Guozhong diede ordine di iniziare subito l’offensiva che, come era stato previsto, si risolse in una disfatta. Mentre l’imperatore e la corte scappavano verso il Sichuan, Yang Guozhong fu ucciso dalla sua stessa scorta e il comandante della spedizione, per evitare il peggio, consigliò all’imperatore stesso di far giustiziare Yang Yuhuan -la preziosa consorte- poiché era ritenuta dai soldati la principale responsabile delle ribellione. L’imperatore accondiscese; poco dopo avrebbe abdicato in favore del figlio (Suzong), il quale sarebbe rimasto nella Cina centrale a dirigere le operazioni contro le forze ribelli. 

Tratto da STORIA DELLA CINA di Lorenzo Possamai
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