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La Cina moderna

La gloriosa dinastia Tang fu deposta nel 907 da Zhu Wen, il quale si nominò nuovo imperatore e fondò la dinastia dei Liang posteriori (si veda il precedente capitolo). L’inizio del primo periodo moderno della storia cinese si suole far coincidere con questa data. 

È ora tuttavia necessario definire alcuni concetti. In primo luogo il termine ‘moderno’, che richiama ad un’idea europea di sviluppo consistente nel passaggio dal sistema produttivo di tipo feudale ad quello capitalistico, è inapplicabile alla storia cinese di questo tempo. L’accezione con la quale lo si deve cogliere è nel nostro caso socio-politica. Essa si riferisce al percorso che portò alla maturazione di alcuni processi che si erano venuti formulando dopo la grande rivolta di Al Lushan (755-763) e che continuarono ad evolversi fino a trovare il loro compimento sotto il regno della dinastia Song nel 960. Sotto questa luce, anche le grandi cesure politiche che si verificarono in questo periodo (la caduta della dinastia Tang, la frammentazione dell’impero e l’instaurazione dei Song) appaiono come un semplice assestamento, nell’ambito di una continuità rappresentata dal grande processo evolutivo delle strutture sociali ed economiche dell’Impero. 

Tali processi -di cui si è già discusso nel capitolo precedente- comprendevano il declino dell’antica aristocrazia come classe dirigente e il suo rimpiazzo da parte dei funzionari scelti attraverso il metodo degli esami. Il generale indebolimento del controllo dello stato sulla società e l’aumento della mobilità sociale. Lo sviluppo del commercio e la grandissima crescita dell’importanza delle regioni centrali e meridionali. La decadenza del buddismo e del taoismo come grandi religioni organizzate e lo sviluppo del neoconfucianesimo. L’ulteriore crescita delle arti e del pensiero che, iniziato già in epoca medievale e continuato sotto i Tang, assumerà durante i Song i connotati di un vero e proprio rinascimento. 
Se dunque l’evoluzione può essere considerata nella sua dimensione unificante costituita dallo svolgersi di questi processi, altrettanto non si può fare però per gli aspetti più strettamente politici: nel 907, quando l’ultimo sovrano Tang fu deposto, l’Impero appariva già come una moltitudine disordinata di effimere entità statali di varia forza e grandezza. L’unità era mantenuta solo a livello formale. Il cinquantennio successivo vide questa unità, sgretolarsi anche da un punto di vista formale, con l’Impero diviso in dieci stati autonomi. La riunificazione sarebbe giunta solo nel 960, con l’avvento al potere della dinastia Song. Si ha quindi una continuità sotto l’aspetto dello “sviluppo della modernità” ma un processo a balzi sotto quello politico. 

Tratto da STORIA DELLA CINA di Lorenzo Possamai
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