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La modernità in Cina

La modernità in Cina

Abbiamo già a lungo parlato dei processi di cambiamento che iniziarono nel tardo periodo Tang (e talvolta anche molto prima) e che arrivarono a maturazione durante la dinastia Song. È però necessario descriverli più approfonditamente, rendendo la misura degli enormi cambiamenti che provocarono, tali da cambiare letteralmente il volto della Cina. Il lettore occidentale, abituato a giudicare la storia di questi secoli sulla base dei parametri di sviluppo europei del periodo, corre infatti il rischio di non capire che, in questo stesso periodo, la Cina si muoveva ad una velocità del tutto diversa, entro i confini di un mondo che in Europa sarebbe giunto solo fra Seicento e Settecento.

LA PRODUZIONE AGRICOLA ED INDUSTRIALE

Mentre le regioni settentrionali si sbandavano sotto i vari regni barbarici e le inondazioni, il Sud diventava senza più dubbi il cento economico dell’Impero. L’introduzione mediata dallo stesso governo imperiale di nuove varietà di riso provenienti dall’estero, permise in certe zone particolarmente fertili, la produzione di ben due raccolti di riso all’anno. Anche la diffusione della grande proprietà latifondista, che creava così tanti problemi fiscali alle stato, aiutava tuttavia l’espansione della produzione agricola, perché le grandi aziende capitaliste potevano far fronte ai costi di realizzazione delle grandi opere idrauliche per irrigazione, e all’acquisto delle attrezzature specializzate, come le macchine idrauliche per la trebbiatura e la macinatura.
Anche il settore dell’artigianato conobbe uno sviluppo sensazionale. Da una lato gli artigiani cinesi raggiunsero un tale grado di maestria e specializzazione che i mongoli, durante la loro campagna di conquista, raccomandavano alle truppe di catturare e non uccidere, i fabbri, gli orefici, gli incisori e i tessitori cinesi. E dall’altro, l’artigianato, inteso come settore, aveva in certi casi assunto i caratteri dell’industria, con la costruzione nel Sud di grandi officine centralizzate per la lavorazione della carta, della ceramica e dei metalli.
In questo periodo l’intero comparto industriale subì una vera e propria esplosione, dovuta ai settori trainati dell’estrazione mineraria e della metallurgia. La sostituzione del carbone di legna con il carbone fossile e l’impiego degli esplosivi nelle miniere, permisero la creazione di grandi stabilimenti statali con migliaia di operai per la produzione del ferro e dell’acciaio. Per farsi un’idea del livello raggiunto, basti pensare che la quantità di ghisa prodotta in Cina nel 1078 era quasi il doppio di quella prodotta in Gran Bretagna nel 1788. Altre grandi officine erano quelle statali per al produzione della polvere da sparo, che in questo periodo cominciò ad essere largamente usata per scopi militari (armi incendiarie ed esplosive, ma anche canne di bambù in grado di sparare proiettili). Altrettanto spettacolari furono gli sviluppi della cantieristica, resi necessari dal fiorire dei traffici commerciali marittimi con il sud-est asiatico. Si costruivano bastimenti di trenta metri, con cinque alberi e dotati di paratie stagne nella stiva, capaci di imbarcare tonnellate di merci e fino ad un migliaio di passeggeri. 
L’invenzione della stampa a caratteri mobili nel XI secolo, in un paese in cui la carta costava già poco ed era prodotta in grande quantità, permise il decollo di una vera e propria industria editoriale. Il diffondersi del sistema degli esami e la dilatazione della burocrazia imperiale del resto avevano creato un vasto strato alfabetizzato, e, accanto ai classici di studio per gli esami, si era costituita una vastissima letteratura popolare di largo consumo. 

LA RIVOLUZIONE DEI COMEMRCI

Il valore del commercio, che era già cresciuto enormemente nel tardo periodo Tang, divenne in epoca Song così importante che, di tutte le tasse incamerate sotto i Song Meridionali, quelle derivanti dalla voce artigianato e commercio arrivarono a superare quelle provenienti dalla tassazione dell’agricoltura. Di fronte ad un sorpasso di questo tipo pare più appropriato parlare di rivoluzione commerciale che non di eccezionale sviluppo del settore. L’ipotesi è confermata dal fatto che, proprio in questo periodo, cominciò ad invertirsi quella tendenza millenaria, che aveva visto nei commercianti una categoria sociale fra le più infime. Del resto il tenore di vita che i magnati del commercio raggiunsero in questi anni spesso superò quello della stessa aristocrazia agraria. 
Osservando lo sviluppo politico imperiale dalla fine della rivolta di Al Lushan del VIII secolo, quando l’Impero perse il controllo sullo Xinjiang e sull’Asia centrale, parrebbe naturale aspettarsi una contrazione del commercio internazionale. In realtà esso continuò a fiorire, poiché i regni barbarici ai confini settentrionali divennero importanti partner commerciali, acquistando prodotti finiti e vendendo cavalli e altri animali ai cinesi. Parallelamente, lo spostamento del centro economico verso sud, permise lo stabilimento di grandi vie commerciali marine con il Giappone e tutti i regni del sud-est (Vietnam, Champa, Malesia), con l’India e persino con l’Africa orientale, dove i cinesi compravano corni di rinoceronte e avorio. 

Oltre al commercio con l’estero fiorì anche il commercio interno. Abbiamo già osservato nel tardo periodo Tang lo sviluppo enorme dell’urbanizzazione; durante  la dinastia Song questo sviluppo raggiunse il suo parossismo. L’espansione del commercio interno era il risultato di diversi fattori, ma principalmente dell’aumento produttivo di agricoltura, artigianato ed industria. Lo stesso ingrandirsi delle città, favorì l’ulteriore sviluppo del commercio e anche del settore terziario; esistevano servizi di ogni tipo e per tutte le tasche. C’erano agenzia specializzate nell’organizzazione di feste e banchetti, agenzia che fornivano domestici specializzati, circhi, teatri, case da tè, ristoranti e giardini fioriti. Di questi ultimi ve ne erano di diversi tipi, che spaziavano dai semplici bordelli a figure che ricordano le geishe giapponesi. L’ingrandirsi delle città pose anche problemi nuovi: il loro approvvigionamento di derrate alimentari e l’assistenza sociale. Oltre alle istituzioni private lo stato dovette iniziare a gestire  ospedali ed orfanotrofi. In generale erano previsti cinque tipi di assistenza sociale statale: per i poveri, per gli anziani, per gli orfani, per gli ammalati e per i morti da seppellire. Strettamente connessa alla crescita del commercio è la crescita del mercato monetario, e anche, dell’inflazione. In questa sede si vuole però solamente porre l’accento sulla diffusione della carta-moneta, che, comparsa per la prima volta verso al fine della dinastia Tang, raggiunse sotto i Song una diffusione abbastanza larga, con l’emissione anche da parte dello stesso stato, di certificati cartacei in luogo delle monete autoagiate.  

LA GENTRY

La Gentry costituisce una categoria sociale con la quale ci si dovrà sempre confrontare nello studio della storia cinese moderna; è quindi importante capire bene dove essa inizi e dove finisca e quali siano le sue funzioni. L’uso del termine è ampiamente diffuso e i suoi contorni tendono purtroppo a variare da autore ad autore. 

Essa sembra consistere in un ceto sociale intermedio fra il popolo (contadini, artigiani, commerciati) e gli strati superiori (burocrati, funzionari, proprietari terrieri, aristocratici). Si trattava di un ceto basato sul merito e non sula nascita; per accedervi era probabilmente necessario superare degli esami di stato basilari (alfabetizzazione e conoscenze primarie). Essa certamente agiva solo a livello locale (prefettura o distretto), ma probabilmente qualche suo esponete poteva elevarsi al livello di burocrate imperiale (e forse anche funzionario) in seguito al superamento degli esami. 

Quanto detto sembra trovare conferma nella pluralità delle sue funzioni: la gentry cooperava con le autorità dirigendo i lavori pubblici (ingegneria idraulica, strade, mura difensive..), organizzando e finanziando i servizi di assistenza come le scuole e gli orfanotrofi, coordinando i soccorsi in caso di allagamenti e altre calamità naturali. Collaborava poi con la giustizia nei casi penali ed esercitava soprattutto un’opera di arbitrato e di conciliazione nelle dispute a livello locale. Svolgeva compiti di controllo sociale, attraverso il sistema -peculiare della civiltà cinese- della responsabilità collettiva, e mansioni di organizzazione delle milizie, gestiva le cronache locali. La gentry era anche il divulgatore a livello capillare dell’ideologia imperiale e svolgeva incarichi inerenti la religione e per il sistema fiscale. Come si sarà compreso essa svolgeva una vastissima attività, rappresentando il colante fra la società (popolo) e l’apparato statale. Una funzione importantissima dunque per la compattezza del sistema-stato. 

Molto meno sappiamo invece di come la gentry si considerasse in rapporto agli altri ceti sociali. Essa era legata agli strati popolari, con i quali viveva in stretto contatto, ma era altrettanto legata all’organizzazione statale, della quale era la portavoce e l’esecutrice minuta. 

LA MOBILITA’ SOCIALE

Uno degli aspetti che più differenziano la Cina moderna da quella premoderna dei Tang, è rappresentato dalle differenti possibilità di ascesa sociale, che divennero molto maggiori. La mobilità sociale prevedeva sostanzialmente due strade: o attraverso l’accumulazione di grandi ricchezze, ed è il caso di commercianti, artigiani, mercanti, o di chiunque riusciva -con mezzi leciti o illeciti- a diventare proprietario terriero, oppure -ed è il caso di gran lunga più frequente- attraverso la carriera nell’amministrazione statale. Il meccanismo degli esami introdotto dai Tang, divenne sotto i Song la principale via di accesso alla carriera nella pubblica amministrazione e quindi all’ascesa sociale. Gli esami vertevano quasi essenzialmente su argomenti letterari e sui classici. Il loro superamento era molto difficile e veniva organizzato attraverso prime selezioni nei distretti (con un tasso di mortalità del 90%) e seconde selezioni nella capitale. 
Teoricamente l’accesso agli esami era riservato a chiunque fosse ritenuto in grado di affrontarli dalle autorità competenti, ma per ovvie ragioni di tempo e di denaro necessari per gli studi, i candidati provenivano in gran parte dell’aristocrazia. Tuttavia la serietà con cui venivano condotti gli esami non permetteva di ricevere aiuti in base all’origine familiare: uno studio ha mostrato come circa la metà dei vincitori delle prove al livello più elevato, non avessero avuto predecessori nella burocrazia nelle tre generazioni precedenti. In conclusione, sebbene rimanessero aperte le tradizionali vie di accesso alla burocrazia (diritto di nascita e raccomandazione), esse persero gran parte del loro valore a vantaggio del sistema degli esami, soprattutto in relazione alle cariche più alte, alle quali si accedeva ormai solo attraverso gli esami. 

La possibilità di ascesa sociale attraverso l’amministrazione e l’introduzione in questa del meccanismo degli esami, produssero la definitiva uscita di scena dell’aristocrazia come classe dirigente. Questa, assieme allo sviluppo economico e commerciale, può essere considerata la maggior differenza fra la Cina antica e la Cina moderna. 

Tratto da STORIA DELLA CINA di Lorenzo Possamai
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