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Le immagini nella nostra mente


L’analisi più completa della televisione fino ad oggi è stata quella condotta da George Gerbner, alla fine degli anni ’60: il mondo ritratto in TV è una rappresentazione della realtà grossolanamente fuorviante.
Le figure maschili superano quelle femminili, le donne raffigurate sono più giovani degli uomini che frequentano. I non bianchi, i bambini piccoli e gli anziani sono sottorappresentati; i membri dei gruppi minoritari sono concentrati soprattutto nei ruoli secondari, i personaggi di quella fascia di ascolto sono per lo più professionisti e dirigenti (nonostante il 67% della forza lavoro negli Stati Uniti svolga lavori manuali o sia impiegato nei servizi, solo il 25% dei personaggi televisivi rientra in tale categoria). Gli scienziati protagonisti di film trasmessi in prima serata sono spesso personaggi pericolosi, folli e incontrollabili, per quanto nella realtà siano raramente coinvolti in omicidi. Infine, il delitto in televisione ha una frequenza 10 volte superiore a quella della vita reale.
Gerbner e collaboratori hanno confrontato gli atteggiamenti e le convinzioni di telespettatori molto assidui (oltre 4 ore di Tv al giorno) poco assidui (meno di 2 ore di Tv al giorno).
I telespettatori più assidui:
1. esprimono atteggiamenti caratterizzati da maggiori pregiudizi razziali
2. sovrastimano il numero di persone che lavorano come medici, avvocati o sportivi.
3. percepiscono le donne come esseri con capacità e interessi più limitati degli uomini
4. vedono nella scienza qualcosa di pericoloso
5. si fanno un’idea esagerata dell’incidenza della violenza nella società
6. credono che i vecchi siano meno numerosi e meno sani oggi rispetto a venti anni fa
7. tendono a vedere il mondo come un luogo più sinistro di quanto lo reputino coloro che guardano meno la televisione
La televisione enfatizza la responsabilità’ personale dei delinquenti per le loro azioni e ignora in gran parte le pressioni delle circostanze correlate con la delinquenza, come la povertà e la disoccupazione.
La visione ripetuta di film violenti sconsigliati ai minori è associata a una minore empatia per le vittime di stupri.
Una dose eccessiva di spot in cui il corpo femminile è usato come oggetto sessuale induce le donne a vedersi grasse. Una lunga esposizione alla TV determina effettivamente le immagini del mondo che ci costruiamo.

Tratto da L'ETÀ DELLA PROPAGANDA di Alessio Bellato
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