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La categoria dei contratti di distribuzione


Le imprese che intendono raggiungere nel modo più efficiente possibile la clientela finale dei loro prodotti devono dotarsi di un’organizzazione volta alla loro distribuzione sul mercato.
Ad essa l’impresa può provvedere in proprio tramite una specifica organizzazione interna oppure avvalendosi, mediante appositi contratti, di terzi.
In tal caso la rete distributiva può comprendere figure negoziali composite, da quelle tipiche (mediazione, agenzia, commissione) a quelle atipiche (somministrazione a funzione distributiva, concessione di vendita, franchising).
Questa “galassia” negoziale viene unificata nella classe, dottrinale e non legislativa, dei c.d. contratti di distribuzione.
In particolare, poiché in tali contratti si crea uno stretto legame fra l’impresa e il “distributore”, i problemi applicativi sono principalmente collegati alla speculare situazione per cui:
- il distributore lega le proprie sorti a quella dell’impresa i cui prodotti promuove o distribuisce ed effettua il proprio investimento in un ottica di medio-lungo periodo;
- il produttore si affida essenzialmente alla fedeltà e alla diligenza del distributore, anche se, naturalmente, può essere indotto a comportamenti opportunistici (risoluzione del contratto) una volta che, grazie al distributore, sia penetrato nel mercato.

Tratto da DIRITTO COMMERCIALE di Stefano Civitelli
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