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Conoscenza della natura in Seneca



Essere liberi significa fuggire dalla schiavitù, la servitù nei confronti di se stessi. Il sé è l’obiettivo, serve averlo sempre davanti agli occhi. Come quindi onorare e al contempo affrancarsi dal sé? Per seneca esser schiavi di sé è una cosa grave, una servitù costante, ineluttabile, che vale per tutti. Ma si può lottare: smettendo di esigere troppo da sé ed evitando di concedersi salari e profitti per il lavoro svolto, come invece si tende a fare di solito. Dobbiam liberarci da un rapporto con sé basato sul sistema obbligo-indebitamento, studiando la natura.
La filosofia ha 2 parti. Una riguarda gli uomini e il cosa fare sulla terra, l’altra gli dei, e ci dice cosa accade in cielo. Tra le 2 parti c’è differenza. Di dignità. A Lucilio Seneca dice prima di considerare sé, poi il mondo. La seconda cosa completa la prima,  la prima dice cosa fare, di scongiurare gli errori. La seconda ci conduce direttamente alla sorgente della luce. Quindi c’è un movimento reale dell’anima, del soggetto che ha 4 caratteristiche:
fuga, sradicamento rispetto a se stessi (distacco da mancanze e vizi), consentito dalla conoscenza della natura;
movimento che ci conduce fino a Dio, non smarrendosi in esso ma in una sorta di con-naturalità, perchè la ragione umana ha la stessa natura di quella divina;
Possiamo anche penetrare nel segreto più intimo della natura, nel grembo.

Tratto da ERMENEUTICA DEL SOGGETTO di Dario Gemini
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