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Meditazione e premeditazione dei mali



Tra gli stoici lo sguardo si volge alla verità di ciò che si pensa, verificando la realtà di rappresentazioni e opinioni. Nel platonismo a fondare l’accesso alla verità c’è un riconoscimento mnemonico. Qui c’è la meditazione. In Occidente troviamo 3 grandi forme di esercizio del pensiero e riflessione:  memoria (riconoscere una verità - poi ci modifica); la meditazione stoica in cui si prova quel che si pensa, l’obiettivo è trasformarsi nel senso di diventare soggetti etici di verità; poi il metodo, che consente di determinare quale certezza ci servirà da criterio per ogni possibile metodo. Foucault qui vuole ricollocare lo gnothi seauton nella cura di sé, mostrando come l’idea di cura sia costante nel pensiero greco. La cura di sé non è semplicemente una conoscenza. Almeno non è esclusivamente una pratica di conoscenza. Ma è complessa e dà luogo a differenti forme di riflessività. Diciamo che si deve conoscere se stessi perché è necessario curarsi di sé. Forme di meletai (meditazioni) nell’ascetica ellenistica: da un lato quelle che vertono sull’esame della verità di ciò che si pensa: sorvegliare ed esaminare le rappresentazioni, i giudizi su di esse, gli affetti ad esse collegati. Poi c’è un'altra serie di prove, quelle che costituiscono la prova di se stessi in quanto soggetti di verità: sono io che penso tali cose vere? Agisco come chi le conosce=sono il soggetto etico di tali verità? Gli stoici qui dispongono di esercizi come la premeditatio malorum, l’esercizio della morte e l’esame di coscienza. 1)la premeditazione dei mali. I greci sono sempre stati diffidenti verso l’avvenire. Nella pratica di sé è necessario non lasciarsi preoccupare dall’avvenire. L’avvenire ci preoccupa per 3 motivi: il primato della memoria (è positivo solo il pensiero del passato), il fatto che l’avvenire coincide col nulla = non esiste se non come immaginazione. Se esistesse sarebbe predeterminato. Le persone assennate continuano a possedere i beni tramite il ricordo. Anoetoi = uomini rivolti all’avvenire; phronimoi = uomini rivolti al passato e che fan uso del ricordo.

Tratto da ERMENEUTICA DEL SOGGETTO di Dario Gemini
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