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Disturbo della condotta


Diagnosi:
Modalità di comportamento ripetitiva e persistente che viola i diritti fondamentali degli altri o le principali norme sociali, come manifestato dalla presenza di almeno 3 dei seguenti criteri nei 12 mesi precedenti, con almeno un criterio presente negli ultimi 6 mesi:
*Comportamenti aggressivi verso persone o animali (bullismo, dare inizio a collutazioni fisiche, essere fisicamente crudele con persone o animali, forzare qualcuno ad attività sessuali).
*Distruzione della proprietà (fuoco, vandalismo).
*Frode o furto.
*Gravi violazioni di regole (imposte dai genitori, dalle istituzioni, etc.).
*Compromissione clinicamente significativa del funzionamento sociale, scolastico o lavorativo.
*Se il soggetto ha 18 anni o più, non sono soddisfatti i criteri per la diagnosi di disturbo antisociale di personalità.
Il DSM-IV-TR individua anche il disturbo oppositivo provocatorio (DOP), che non soddisfa i criteri diagnostici per il disturbo della condotta, ma tuttavia esibisce comportamenti quali perdere facilmente il controllo, rifiutarsi di soddisfare le richieste degli adulti, litigando con loro e infastidendo gli altri.
Il disturbo della condotta è accompagnato da altri problemi, come l'abuso di sostanze, ansia e depressione. Il disturbo, in alcuni casi, è legato solo all'adolescenza, mentre altre volte persiste per tutta la vita. Il fatto che uno dei due genitori sia affetto da disturbo antisociale della personalità, o che il soggetto presenti una scarsa intelligenza verbale, sono fattori predittivi del disturbo. L'interazione tra fattori individuali (temperamento, eventuale psicopatologia dei genitori e interazioni disfunzionali genitori-figli) e fattori socioculturali (povertà, scarso supporto sociale) può accrescere la possibilità di sviluppare questo disturbo.

Eziologia del disturbo della condotta
Fattori genetici: prove contradditorie (sono più significative le influenze dovute all'ambiente familiare). Il comportamento aggressivo è chiaramente ereditabile, mentre altri comportamenti delinquenziali possono non esserlo. Fattori genetici e ambientali possono avere un effetto determinante sullo sviluppo di questo disturbo (ad es. l'essere maltrattato si associa a un comportamento antisociale nell'età adulta solo in presenza di una particolare predisposizione genetica).
Fattori neurobiologici: deficit neuropsicologici (scarse abilità verbali, difficoltà nelle funzioni esecutive e problemi di memoria), scarso QI da bambini (per disturbo persistente lungo tutta la vita)
Fattori psicologici: i soggetti sono privi di una coscienza morale (distinzione tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato); le conseguenze psicologiche di abusi durante l'infanzia sono l'aggressività (per imitazione sociale, dai media, dalla tv); c'è la tendenza a distorcere l'interpretazione di azioni ambigue, e ciò porta a reazioni esagerate.
Influenza dei coetanei: il rifiuto dei pari è collegato allo sviluppo di un comportamento aggressivo.
Fattori socioculturali: povertà, disoccupazione, condizioni socio-economiche e altri fattori sociali sono importantissimi nell'eziologia di questi disturbi.

Trattamento del disturbo della condotta
Interventi sulla famiglia: programma comportamentale “parental management training [PMT]” (si addestrano i genitori a modificare le proprie risposte nei confronti dei figli, apprendendo a ricompensare in modo costante il comportamento prosociale, anziché quello antisociale). Il PMT modifica le interazioni genitore-figlio, il che a sua volta si associa a una diminuzione dei comportamenti antisociali e aggressivi.
Terapia multisistemica (MST): riduce gli arresti fino a quattro anni di distanza dal trattamento. Fornisce servizi terapeutici intensivi e globali a livello della comunità, focalizzando l'intervento sull'adolescente, la famiglia, la scuola e il gruppo dei pari. Si crede che i problemi di condotta siano influenzati da molteplici fattori all'interno della famiglia e nell'interazione tra famiglia e altri sistemi sociali. E' necessario porre enfasi sui punti di forza del soggetto e della famiglia, nel contestualizzare i problemi di condotta, nell'attuare interventi focalizzati sul presente e orientati all'azione, e nel richiedere ai membri della famiglia un concreto impegno quotidiano o settimanale.
Terapia cognitiva: anche la terapia cognitiva individuale può essere efficace (training per l'autocontrollo della rabbia [i bambini imparano a sostenere attacchi verbali senza reagire in modo aggressivo, servendosi di tecniche di distrazione, come canticchiare un motivo, oppure dicendosi frasi calmanti, oppure andandosene via]).

Tratto da PSICOLOGIA CLINICA di Alessio Bellato
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