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La pedagogia come storia dei segni


In quanto laboratorio della scienza dell'educazione, alla storia della pedagogia si devono affidare alcuni compiti fondamentali che sono collegati al suo carattere di occasione di validazione / falsificazione di modelli ed ipotesi concettuali.
- Inviduare momenti particolarmente significativi o paradigmatici per il processo di validazione / falsificazione, strutturando gli elementi dello Spazio e del Tempo.
- Individuare i modelli pedagogici / educativi da sottoporre ad analisi e revisione critica.
- Interrogare i documenti.
- Dare pubblicità agli esiti della ricerca.
Va tuttavia ribadito che momento dell'interpretazione e momento della narrazione sono due modi di esprimere la medesima istanza, quella di rappresentare un concetto attraverso la Parola. In ciò consiste i processo di validazione / falsificazione delle ipotesi ed il laboratorio dello storico della pedagogia mira pertanto all'elaborazione di interpretazioni – rappresentazioni dei concetti cardine della scienza dell'educazione.
Lo storico della pedagogia in questo sforzo di rappresentazione, deve, attraverso gli oggetti occasionali delle sue analisi, costruire una mappa capace di definire ed orientare il congegno teorico dell'educazione. Nella definizione di questa mappa la storia della pedagogia può essere considerata come la scienza dei segni, nella quale confluiscono ed interagiscono approccio induttivo e approccio deduttivo ai problemi trattati. Lo scopo sta nell'identificazione di questi segni. Essi vanno individuati procedendo a partire da esempi concreti e singolari. Induttivamente si va a costruire un percorso significativo che tende ad una generalizzazione.
Tuttavia, in questo percorso di generalizzazione, di fatto ricompare il ruolo fondamentale della deduzione. Il modo di interrogare i documenti, di far parlare i singoli eventi in prospettiva pedagogica, viene determinato non dalle osservazioni singolari sui particolari oggetti di indagine ma alla luce dell'idea di educazione, che fa parte del bagaglio culturale dello storico, che porta con sé da precedenti ricerche e dal dialogo con l'epistemologo e che costituisce il principio da cui i singoli elementi prendono significato.
Si può concludere che questo gioco tra induttività e deduttività stabilisce la qualità semiotica della storia della pedagogia. Essa, infatti, deve delineare una mappa concettuale, individuando nei suoi vari soggetti di analisi, nel contesto o nella congiuntura presa in esame, segni della presenza o dell'assenza della pedagogia, e quindi di una educazione iuxta propria principia.
Il suo compito è quello di redigere una sorta di tabula absentiae e presentiae delle categorie fondative dell'educazione. Il segno non è naturalmente iscritto nei fenomeni studiati ma sta allo storico crearlo, farlo emergere in ragione delle domande che il ricercatore sa porre a tale contesto ed ai documenti. È una invenzione dello storico, che lo scopre, creando il suo percorso interpretativo – narrativo che è, al tempo stesso, di connotazione e attribuzione di senso.
Quattro sono le dimensioni semantiche più importanti:
- Politica generale e scolastica: obbligo scolastico, curricola, formazione dei docenti.
- Etica: ideologia, valori, disciplina, religione.
- Cultura / Natura: relazione tra cultura, natura, economia, ideologia, strategie didattiche.
- Linguaggio: usi linguistici, metafore, similutudini, aggettivazione, etimologia.
Il linguaggio è la dimensione più interessante perché da esso parte l'intera struttura della ricerca scientifica.

Tratto da STORIA DELLA PEDAGOGIA di Gherardo Fabretti
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