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Apertura dell'occhio nel cuore nell'Esicasmo



Solo a partire dal momento in cui lo spirito abita nel cuore lo stato acquisito è permanente. Lo spirito non smette di pregare nell’uomo. Se si ferma lo sforzo umano nel pregare, la preghiera continua. Isacco di Ninive dice che qui l’uomo resta come in uno stupore silenzioso estatico e gioioso: la mente viene illuminata e conosce i misteri divini. L’intelligenza si affina impregnandosi della luce dell'amore. Il cuore produce pensieri santi e misteriosi. La creatura comunica con Dio, non con il pensiero logico-discorsivo ma con un'eloquente mutezza che i padri chiamano parresia=familiarità con dio, confidenza. L’esicasta non torna nel paradiso terrestre, ma rinasce in Cristo, Nuovo Adamo. I padri dicono però che pochi ottengono la preghiera pura. Anche se può accadere che spesso lo Spirito si riveli ad uomini comuni. Alcuni comunque han ravvisato analogie tra lo stato di preghiera pura e il dhikr nella sua espressione profonda=dhikr dell’intimo (sirr). Questo è il segreto procurato al sufi che raggiunge il tawhid, l’identità dell’io con il sé divino. Troviamo anche analogie sul piano fenomenologico. Nello dhikr più alto infatti l’invocazione sgorga spontanea.

Tratto da ASCESI ESICASTA di Dario Gemini
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