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Il contributo delle dottrine politiche al diritto: teorie di Marx e Engels

Il contributo delle dottrine politiche al diritto

Riferimento anche alle dottrine politiche alle luce dell'indissolubile legame che unisce sociologia e politica, verranno considerate solamente le dottrine socialiste.

MARX: Difficoltà di esporre il pensiero di Marx sul rapporto tra diritto e società perché su questo argomento egli non ha mai direttamente scritto.
Già nella Critica alla filosofia hegeliana (1843) si può trovare indicata la tesi che considera lo stato e il diritto come variabile dipendente rispetto alla parte della società che detiene il potere.
Ne "L'Ideologia Tedesca" Marx ed Engels pongono le basi per la loro interpretazione materialistica della storia: la storia è la risultante del contrasto tra interessi economici perseguiti dalle classi.
Le idee della classe dominante sono le idee dominanti.
Lotta di classe, affrancamento di tutte le classi ("Miseria della Filosofia")
"Manifesto del Partito Comunista" la storia di ogni società è storia di lotta di classi, il diritto dei borghesi è soltanto la volontà della classe borghese elevata a legge.
Il diritto e lo Stato sono una sovrastruttura dipendente rispetto alla struttura economica della società.
Gli uomini entrano in rapporti indipendenti dalla loro volontà, i rapporti di produzione. L'insieme di questi rapporti costituisce la struttura economica della società.
Non è la coscienza degli uomini che determina il loro essere, ma è il loro essere sociale che determina la loro coscienza.
A Marx e Engels non interessa se il diritto è indipendente o dipendente dalla società, ma si discute verso quale parte della società (chi dispone della forza o meno) il diritto sia dipendente o indipendente.

ENGELS: "L'origine della famiglia, della proprietà privata e dello stato" può essere considerato come un classico della sociologia e dell'antropologia del diritto.
le istituzioni sociali entro le quali gli uomini di una certa epoca storica e di un determinato paese vivono sono condizionate dallo stadio di sviluppo del lavoro e della famiglia.
Se si tiene presente la classificazione delle varie epoche fatte da Morgan, ci si può facilmente rendere conto dello sviluppo e delle trasformazioni subite dagli istituti della famiglia e della proprietà:
-Stato selvaggio: è caratterizzato dalla famiglia consanguinea,  in cui i gruppi matrimoniali sono separati per generazioni e in cui il primo progresso consistette nell'esclusione di genitori e figli dal reciproco commercio sessuale e il secondo nell'esclusione di fratelli e sorelle.
-Barbarie: è caratterizzata dalla famiglia di coppia. La poligamia e una occasionale infedeltà rimangono diritti degli uomini.
-Civiltà: è caratterizzata dalla famiglia monogamica fondata sul dominio dell'uomo con l'esplicito scopo di creare figli di paternità incontestata.
La famiglia monogamica è destinata anch'essa ad evolversi così come si evolve e si muta l'istituto della proprietà che sta alla sua base. Questo istituto negli stadi selvaggio e barbaro si è presentato infatti nella forma della proprietà comune. Nello stato di civiltà si è presentato invece nella forma della proprietà privata, forma che a sua volta è destinata a scomparire aprendo la via a quella della proprietà sociale. Con il costituirsi della proprietà sociale, la famiglia cessa di essere l'unità economica della società.
Lo Stato sorge non solo per consacrare la proprietà privata, ma sorge anche e specialmente per imprimere il marchio del generale riconoscimento sociale alle nuove forme di acquisto della proprietà. Esso ha anche poi lo scopo di assicurare il predominio della classe che detiene questa proprietà sulla classe che non la detiene e che si trova quindi con la prima in aperto e insanabile conflitto. Lo Stato è un prodotto della società giunta a un determinato stadio di sviluppo. Esso è una potenza che emana dalla società, ma che si pone al di sopra di essa e che si estranea sempre più da essa. Lo Stato, insomma, non esiste dall'eternità e si avvicina alla sua caduta.

Tratto da SOCIOLOGIA DEL DIRITTO di Alexandra Bozzanca
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