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Immagine e contemplazione



Nella tradizione filosofica si dice che la vista il senso preminente, perchè più di ogni sensazione si accosta alla conoscenza intellettuale. Horao, già in Omero, indica capire, riflettere, fare attenzione. La religione dei greci è contemplativa. Theoria=contemplazione deriva da horao=vedere. Ma Aristotele dice che in rapporto all'intelligenza il senso migliore è l'udito (udire il discorso). Le immagini conturbanti distraggono. Plutarco dice che va vinta la curiosità dello sguardo, imparando ad osservarsi, a essere curiosi di se stessi , orientandosi così verso ciò che è utile. Anche Epitteto ha un metodo per combattere l'attrazione per gli oggetti. Se si prova ad es. troppo trasporto per un persona, è bene ripetersi che è mortale, transitoria. Esercitarsi in pensieri di distacco. Quindi farsi un'immagine veritiera della cosa. Le fantasticherie van contrastate con la ragione. Platone nella Repubblica condanna l'arte, in particolare la pittura, perchè riflesso di una realtà che a sua volta è riflesso di un realtà ideale. Ma non gli sfugge che si può usare per elevarsi. Così Plotino dice che può essere stimolo di elevazione.
Nell'esicasmo li occhi sono il senso più importante, ma anche la principale forma di distrazione per la mente. Bisogna evitare di esporsi a immagini conturbanti. Per liberarsi di un'immagine ci sono tecniche, come visualizzarla senza pelle o il teschio sottostante. Nikodemo critica gli specchi e dice di volgersi alle cose belle della natura. Si possono ad es. fissare nella mente immagini di icone.

Tratto da ORIGINI GRECHE DELL'ESICASMO di Dario Gemini
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