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Il rapporto tra letteratura e industria e le autrici emergenti

Fra i temi più diffusi emerge il rapporto tra letteratura e industria. A parte Volponi, va citato il romano Ottiero Ottieri, che con i romanzi Tempi stretti (1957) e Donnarumma all'assalto (1959) rappresenta l'alienazione nelle fabbriche, con la riduzione degli individui a macchine.

Negli anni Sessanta e Settanta continua la produzione commerciale di narrativa meno impegnata, se non proprio di evasione, che spesso raggiunge tirature importanti: è il caso dei romanzi del parmense Alberto Bevilacqua. Sul versante della giallistica si affacciano nuovi scrittori, fra cui la coppia composta da Carlo Fruttero e Franco Lucentini. Infine, nel settore della letteratura per l'infanzia, si possono ricordare i racconti e le favole moderne di Gianni Rodari.

A partire dagli anni Settanta trovano maggiore spazio le narratrici. Fra le scrittrici che hanno trattato più direttamente dell'universo femminile si può menzionare Alba de Cèspedes, italo-cubana impegnata nella Resistenza. Ancora più evidente il percorso di Dacia Maraini, che esordisce negli anni Settanta e nel decennio successivo si inserisce appieno nel filone del femminismo.

Nel panorama letterario compaiono pure autori isolati, o per la loro marginalità rispetto al sistema editorial-culturale, o per l'eccentricità della produzione. Tra i primi rientra il bolognese Guido Morselli, le cui opere maggiori sono pubblicate dopo la morte. Il suo romanzo più ambizioso, Dissipatio H.G. è il diario dell'unico superstite di fronte alla misteriosa sparizione di tutti gli uomini.

Tratto da LETTERATURA ITALIANA MODERNA E CONTEMPORANEA di Domenico Valenza
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