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La concezione della storia di Dante e la critica del presente

La concezione della storia è diversa da quella moderna: Dante considera la storia in termini provvidenziali, come il realizzarsi di un disegno divino. Ciò fa sì che tutti i fatti storici vengano interpretati alla luce della concezione cristiana e inseriti all'interno di esso. A ciò si ricollega il sincretismo di Dante, che concepì la classicità come una prefigurazione del Cristianesimo.
Per Dante, la commedia è una critica del presente, della società a lui contemporanea. Nell'Inferno, la caduta è anzitutto quella di Firenze e della vita comunale, fondata su profitto e avidità. All'avidità pubblica fa riscontro una avidità psicologica, nei vizi comportamentali (gola, lussuria) e intellettuali (l'adesione a forme di disimpegno o impegno estraneo alla prospettiva cristiana).

Dante critica anche le istituzioni dell'Impero e della Chiesa, rei di aver rinunciato alla missione di guide. Tuttavia, la sua fiducia nella loro funzione storica è intatta: riconosce in Arrigo VII una rinascita della missione imperiale e, egualmente, ricorda con nostalgia la militanza dei primi cristiani.

Tratto da LA SCRITTURA E L'INTERPRETAZIONE I di Domenico Valenza
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Dettagli appunto:

  • Autore: Domenico Valenza
  • Università: Università degli Studi di Catania
  • Facoltà: Lettere e Filosofia
  • Corso: Lettere
  • Esame: Letteratura italiana
  • Titolo del libro: La scrittura e l'interpretazione: storia e antologia della letteratura italiana nel quadro della civilta europea, Volumi 1-5
  • Autore del libro: Luperini Romano, Cataldi Pietro, Marchiani Lidia
  • Editore: Palumbo, Palermo
  • Anno pubblicazione: 1998

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