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La struttura di Se questo è un uomo e corrispondenze con l'Inferno dantesco

La struttura di Se questo è un uomo può essere vista come uno schema concentrico. Il filo spinato circonda i capitoli II-XVI, così come il Lager. Fuori c'è l'umanità, dentro l'inumanità. In I vi sono gli ebrei in attesa di essere deportati, e durante il viaggio. In XVII la ripresa di umanità è segnata dal pane che gli ospiti di una baracca offrono ai compagni che hanno riparato la loro finestra, e dall'esplorazione del campo da parte dei prigionieri, che riacquistano così il libero arbitrio.

La zona interna al filo spinato è un inferno, e Levi pensa all'inferno dantesco. Le urla dei tedeschi sono quelle di Cerbero, e il soldato che deruba i prescelti è Caronte. In qualche modo "l'Arbeit macht frei" ripete con crudele ironia il "Lasciate ogni esperienza, voi ch'entrate" (Inferno III).

Il modo per indicare il raggiungimento dell'umiliazione massima è, come in Dante, topologico: uno sprofondamento. Tuttavia, il passaggio alla tragedia permanente avviene attraverso la soglia del grottesco: così sembra una colossale buffonata di gusto teutonico la fanfara che suona le marce.

Tutto dantesco è il capitolo XI. Levi vuole insegnare l'italiano a Pikolo, che è alsaziano. La veloce lezione ricorre al canto di Ulisse (Inferno, XXVI) che Levi sa a memoria, ma con lacune. Nel canto, Levi sente la libertà dell'alto mare aperto, il dovere di essere degni della nobiltà umana (Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e conoscenza), le amate montagne. Qui la Commedia è insieme una voce dell'umanità e un riferimento all'inferno del Lager.

Tratto da PRIMO LEVI "SE QUESTO È UN UOMO" di Domenico Valenza
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