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La crisi del centrismo politico italiano (1960)


GENESI E DIMENSIONE DI UNA CRISI. I sommovimenti indotti dalla crisi del centrismo si colgono meglio ove si ponga attenzione a due aspetti essenziali ad esso connessi: la politica USA nei confronti dell'Italia e l'atteggiamento della Chiesa. In entrambi i casi siamo di fronte ad evoluzioni non lineari, segnate da forti tensioni interne.
I documenti americani ora disponibili mostrano con chiarezza il lungo protrarsi dell'opposizione degli USA all'ingresso dei socialisti nel governo. Mostrano, anche, i limiti d'azione dell'amministrazione Kennedy (1960) e l'accentuarsi della discrepanza fra azione ufficiale del governo americano e l'azione concreta del Dipartimento di stato e degli apparati.
Si consideri poi l'evoluzione della Chiesa di Giovanni XXIII. Uno degli aspetti qualificanti di essa era proprio il distacco dalla politica italiana, e ciò comportò una maggior autonomia della CEI: ma proprio essa, presieduta dal cardinale Siri, era fortemente impegnata nell'opporsi all'apertura a sinistra.
Ce n'era insomma abbastanza per frenare le già caute aperture del Consiglio generale DC, tenutosi a Vallombrosa nel 1957. Trovavano, invece, punti di riferimento crescenti nell'evoluzione dei partiti socialisti e dello schieramento laico in generale, scandito in vari momenti, dall'incontro di Pralognan tra Saragat e Nenni del 1957 sino al 1959, quando Nenni e gli autonomisti ottengono una significativa maggioranza.
La crisi della politica centrista e al tempo stesso le difficoltà del suo superamento sono sancite dalle politiche del 1958, che vedono da una parte l'affermazione socialista e dall'altra la crescita DC, anche se aiutata dal sostegno di partiti di destra. A uscire dalle secche non aiuta il governo presieduto da Fanfani, il cui autoritarismo e la cui compresenza di ruolo di presidente del Consiglio e di segretario DC non va giù a molti democristiani, specie dopo l'annuncio di apertura a sinistra. Così, pochi giorni prima del Consiglio generale DC del 1959, nasce il raggruppamento doroteo, che farà eleggere Moro, il giorno dopo, segretario del partito.
Sono sotterranei e profondi i movimenti e le tensioni che si agitano sullo sfondo della travagliata esperienza dei brevi governi Segni → Tambroni → Fanfani III e Fanfani IV ed è durante i mesi di governo Tambroni (aprile – luglio 1960) che vengono più apertamente alla luce. La fibrillazione coinvolge in primo luogo il partito di maggioranza e gli apparati dello stato, e i documenti d'archivio fanno intravedere la significativa punta di un iceberg. Vediamo.
Nel 1959 Segni è capo del governo e ministro dell'Interno: dispone l'apertura di un fascicolo sull'attività politica di Fanfani e ai discorsi di Fanfani si riferiscono ampiamente le relazioni mensili del capo della polizia e dei prefetti. Segnali più inquietanti vengono da un rapporto riservatissimo al ministro dell'Interno redatto dal capo della polizia ai primi di marzo del 1960 che in sostanza denuncia pericolosi movimenti da parte del corpo militare.

Tratto da STORIA CONTEMPORANEA di Gherardo Fabretti
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