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Classificazione morfologica dei confini: fiumi

A prima vista i fiumi soddisfano i requisiti della facile identificazione e della facile sorveglianza. Nei territori non ben conosciuti il fiume era altresì un elemento di chiara identificazione del territorio, così come, dal punto di vista militare, i confini fluviali assolvevano nel passato il compito di interrompere la continuità del terreno impedendo una rapida avanzata degli eserciti nemici.  I problemi, come già si è detto, sorgono dalla constatazione che quasi mai vi è coincidenza tra fiumi e divisione etnica, linguistica, culturale o comunque economica. I fiumi inoltre sono elementi soggetti a regimi di  forte instabilità (erosioni, piene, catture, deviazioni) che n e determinano variazioni, più o meno marcate del corso. In termini pratici i principali metodi per tracciare un confine fluviale sono quelli delle:
linea mediana: consiste nell’individuazione dei punti equidistanti dagli elementi più sporgenti delle due rive per poi unirli con segmenti rettilinei;
linea del talweg: il primo accenno a tale linea lo si trova nel trattato per la spartizione del Reno tra Francia e Germania nel corso della pace di Westfalia (1648). Il termine, di origine tedesca, deriva dal latino filum aquae, ossia linea di impluvio o di massima profondità. La definizione pratica della linea del talweg comporta non poche difficoltà. Nella prassi il suo riconoscimento è ottenuto attraverso tre differenti metodologie: la prima si riferisce alle imbarcazioni discendenti il fiume e consente l’individuazione di una fascia piuttosto che di una vera e propria linea. La  seconda, che si incontra per la prima volta nel progetto internazionale di regolamentazione della navigazione fluviale, adottata dall’Istituto di Diritto Internazionale nel 1887, individua il talweg nella linea mediana di tale canale. La terza lo identifica nella linea di massima profondità relativa ai dati idrogeologici, che comunque devono essere soggetti a periodiche operazioni di verifica. Dal 1920 la linea del talveg è quella normalmente utilizzata in presenza di fiumi navigabili; 
linea lungo la riva: si stabilisce che tutto lo specchio d’acqua del fiume competa ad uno solo dei due paesi confinanti. Nella prassi tale metodo è accompagnato da  una serie di tutele riguardanti l’utilizzazione della via d’acqua o la costruzione unilaterale di infrastrutture (come i ponti). Un esempio significativo di tale modalità confinistica è offerto dal vecchio confine tra Iraq ed Iran sullo Shatt el Arab, corso d’acqua formato dalla confluenza del Tigri e dell’Eufrate. Dal Golfo Persico il confine seguiva per circa settanta chilometri la sponda sinistra del fiume rendendo estremamente difficile, in caso di tensione o di  conflitto,  il raggiungimento del porto petrolifero iraniano di Abadan. La stessa identificazione delle rive può rilevare ambiguità: bisogna infatti tener conto delle non sempre regolari variazioni del regime delle acque. Inoltre sono sempre possibili modificazioni degli alvei fluviali che debbono essere previste in fase di accordo. 
linea lungo le due rive: viene tracciata una doppia linea di confine. La sovranità degli stati confinanti si arresta lungo le rispettive sponde, per cui le acque del fiume diventano res communis. Tale tipo di delimitazione fu occasionalmente adottato per alcuni tratti della Mosa e della Mosella in altrettanti trattati tra Lussemburgo e Francia e Lussemburgo e Germania. 
Per la delimitazione dei confini fluviali sono indispensabili dati precisi sulla conformazione planimetrica e batimetrica del letto e delle sponde. Tali informazioni diventano però obsolete anche in breve tempo dal momento che i regimi fluviali in generale sono caratterizzati da un’elevata irregolarità. La variazione dell’alveo costituisce uno dei maggiori se non il principale problema. A priori non è infatti possibile prevedere né localizzazione né tempi di tali contingenze: a fronte di questa eventualità gli accordi tra le parti possono prevedere che ogni cambiamento lasci invariata la linea di confine o che questa si adatti invece alla situazione contingente. Il Rio Grande, che separa gli Stati Uniti dal Messico, è un classico esempio della prassi oramai quasi universalmente seguita in caso di variazioni del corso dei fiumi: il trasferimento dei confini sulla linea mediana del nuovo percorso è praticato solo quando lo spostamento è molto accentuato ed improvviso. Agli inizi del secolo scorso il Giuba, che segnava il confine tra la Somalia italiana ed il Kenya britannico, cambiava improvvisamente corso andando a sfociare in territorio inglese. Una serie di discussioni apertesi tra i due paesi portarono alla conclusione che il confine dovesse essere spostato in relazione alla circostanza. Un altro aspetto che ha determinato molte controversie è quello delle isole fluviali che affiorano stagionalmente o che si formano e scompaiono per situazione particolari. Un esempio è quello del trattato del 1733 tra Canada e Stati Uniti  con il quale il fiume San Lorenzo veniva diviso con una linea mediana  e le possibili isole sarebbero state sotto la sovranità dello stato che ne avesse avuto il possesso della superficie maggiore. Analoga prassi fu adottata tra Cina e Russia nel 1858 relativamente ai fiumi Amur ed Ussuri, anche se, come noto, proprio le divagazioni di quest’ultimo e la conseguente formazione di isole fluviali fu la causa di un periodo di fortissima tensione tra i due paesi. 

Tratto da GEOGRAFIA POLITICA ED ECONOMICA di Filippo Amelotti
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