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L'intervento dello stato sulle condizioni della Sicilia (1876)


Saranno poi le relazioni presentate al parlamento nel 1876 dalla Commissione parlamentare d'inchiesta sulle condizioni sociali ed economiche dell'Isola, assieme alla celebre Inchiesta in Sicilia di Franchetti e Sonnino, a fornire un prezioso contributo alla conoscenza della mafia siciliana ai suoi esordi. La categoria al centro dei lavori della Commissione è quella di manutengolismo, che apre quella zona grigia e interstiziale al cui interno pezzi di società e pezzi di mafia entrano in contatto, in collusione, in reciproca convenienza, in rapporto estortivo o protettivo. La Commissione mette in luce anche l'evidente ricorso alla capacità mafiosa di avvolgere in modo reticolare il territorio e di renderlo soggetto ad un ordine militare; segno dell'evidente della debolezza di sovranità da parte delle istituzioni del giovane Stato italiano. La mafia supplisce all'assenza della legge, ma lo fa per pura esigenza di controllo delle risorse locali, economiche e politiche. Nel 1877 una parziale svolta: dopo la rivoluzione parlamentare si realizza una parziale disintossicazione dei veleni macerati nel periodo della Destra, che avevano reso impossibile la creazione di qualsiasi forma di sintonia tra Stato e classi dirigenti, davanti alla quale, adesso, declina, fin quasi a scomparire, il sequestro di persona, reato simbolo del conflitto tra facinorosi e ceti superiori. Si apre un periodo di ripiego, durante il quale la mafia si dedica alla guardianìa, cioè al controllo del latifondo e dei giardini. È questo un periodo che va fino al 1893, quando il delitto Notarbartolo, inaugurerà una nuova fase della storia della mafia.

Tratto da STORIA DELLA PEDAGOGIA di Gherardo Fabretti
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