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Il metalinguismo di Almodòvar



Tutto il cinema di Almodovar è sempre stato attraversato da considerazioni metalinguistiche e da una prepotente, ironica coscienza autoreferenziale. Già il titolo vinee esplicitamente spiegato: mentre madre e figlio guardano in tv Eva contro Eva il ragazzo nota che la scritta inglese dice All about Eve; appunto tutto su Eva, simbolo di un eterno femminino votato al peccato originale ma anche Eva Harrington, mentitrice in carriera che inizia col fare la segretaria della diva Margo per poi rubarle la scena. È già qui il primo trapianto drammaturgico: abbiamo anche nel film una fan che diventata segretaria della diva teatrale sale poi sulla scena, anche se pro tempore e per amicizia, e soprattutto non sostituendo la protagonista Huma ma la sua partner Nina, e solo ed esclusivamente sul palcoscenico, non nella vita reale. Ed ecco il primo raddoppiamento e ribaltamento almodovariano: quando nel finale Agrado sostituisce Nina non si ha più cambiamento sulla scena teatrale bensì un cambiamento sulla scena della vita.
L'innesto di Un tram che si chiama desiderio non corrisponde alla tipologia di Negri, visto che non è propriamente un'allusione (si ascoltano, messi in scena “teatralmente”, gli effettivi dialoghi di Tennessee Williams) né un riporto (che avrebbe richiesto l'utilizzo del film di Elia Kazan del 1951). Siamo qui in presenza di ciò che Umberto Eco chiamerebbe traduzione intersemiotica: non il trasferimento di un brano da un testo mediatico ad un altro testo mediatico di medesima natura ma la trasposizione dell'esecuzione di un architesto (in questo caso la rappresentazione cinematografica dell'allestimento teatrale di un copione drammaturgico).
Ed ecco il secondo trapianto di “cuore”: la storia di Manuela comincia alla fine della storia di Stella, che ella ha già interpretato da giovane, al fianco del marito nella parte di Kowalski: la donna incinta lascia l'uomo, che però non è più il seduttore della cognata bensì un Marlon Brando trans. Ed ecco il secondo raddoppiamento: Rosa è un altra Stella vittima dello stesso Kowalski, ovvero dello stesso Esteban 1 ovvero della stessa Lola.
Il metacinema di Almodovar, pur frustrando sistematicamente qualunque tentativo di transfert dello spettatore ingenuo (qui particolarmente titillato dai meccanismi del melodramma) non è solo un esercizio di stile. Il regime cristallino della rappresentazione sottende una filosofia della vita non come indistinguibilità tra originale e copia ma come volontà di potenza rappresentativa: non è possibile essere autentici ma è possibile essere più autentici, innestando elementi voluti su un supporto accidentale. Huma è il nome d'arte di un'attrice che è l'innesto di Bette Davis (interprete di Margo) su Blanche du Bois (il personaggio di Vivien Leigh) e che ama incestuosamente l'attrice che nella recita è sua sorella.Lola è il nome d'arte di un uomo che ha innestato sul suo corpo parti femminili senza per questo rinunciare ad essere padre e maschilista. Agrado è il nome d'arte di un altro ibrido, che recita a teatro l'elenco dei propri innesti e da infermiera recita in alcune drammatizzazioni che servono a pubblicizzare la donazione di organi. Quando il virtuale si attualizza, l'attuale si virtualizza: nell'universo di Almodovar la biologia non è il destino ma un soggetto trasformabile in sede di sceneggiatura. Il messaggio è: scrivi il film della tua vita, giralo, montalo: sii il regista di te stesso. Diventa tua madre. Diventa Eva.

Tratto da CINEMA E TEATRO TRA REALTÀ E FINZIONE di Gherardo Fabretti
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