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Il dècoupage cinematografico di Jean Cocteau


La lezione mostra di averla imparata Jean Cocteau, nel suo I parenti terribili. Anche se apparentemente il dramma è dei più realisti, Cocteau cineasta ha capito che non bisognava aggiungere niente alla scenografia, che il cinema non doveva servire a moltiplicarla, ma ad intensificarla. Se la stanza diviene un appartamento, questo sarà sentito (grazie allo schermo e alla tecnica della macchina da presa) come ancora più esiguo della stanza sulla scena.  L'essenziale era in questo caso il fatto drammatico della segregazione e della coabitazione; il minimo raggio di sole, una qualunque luce che non fosse quella elettrica avrebbero distrutto quella fragile e fatale simbiosi. Ci voleva il cinema perché il progetto teatrale si potesse esprimere liberamente e perché quest'opera divenisse una tragedia dell'appartamento, in cui una porta che si socchiude può assumere maggior significato di un monologo su un letto. Cocteau non tradisce la sua opera teatrale e il cinema agisce solo come un rivelatore che fa apparire completamente certi dettagli che la scena lasciava in bianco. È però nel dècoupage che Cocteau ha dato prova della più ingegnosa immaginazione. La nozione di piano arriva quasi a dissolversi. Sussiste solo l'inquadratura, cristallizzazione passeggera di una realtà di cui non si cessa di sentire intorno la presenza. Pur restando tecnicamente fedele al découpage classico Cocteau gli conferisce un significato originale utilizzando praticamente solo inquadrature relative al punto di vista di uno spettatore ben preciso, quello perspicace e in grado di vedere tutto. L'analisi logica e descrittiva, così come il punto di vista del personaggio, sono praticamente eliminati: resta quello del testimone. Così Cocteau conserva alla sua opera l'essenziale del suo carattere teatrale. Invece di tentare di dissolverla nel cinema, utilizza al contrario le risorse della macchina da presa per denunciare, sottolineare, confermare le strutture sceniche e i loro corollari psicologici. L'apporto specifico del cinema potrebbe essere definito in questo caso come un sovrappiù di teatralità.
Tutti i successi di questi ultimi anni servono ad illustrare un paradosso: il rispetto del testo e delel strutture teatrali. Non si tratta più di adattare un soggetto ma di mettere in scena per mezzo del cinema un'opera di teatro. Abbiamo cercato di capire in che modo. Adesso arriveremo a dire perché?

Tratto da CINEMA E TEATRO TRA REALTÀ E FINZIONE di Gherardo Fabretti
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