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La critica e il primo periodo di Benito Perez Galdòs


L’idea che si ha di Galdos va risistemata: non avendo i suoi romanzi, in realtà, pretese di veridicità storica, rimangono comunque concretizzazioni dell’importante superamento di uno stile scrittorio improntato alla fredda tipizzazione moralistica e astratta. Galdos guardò invece la realtà in cui era immerso e inventò un nuovo modo di raccontare, aderendo ai fatti e dandone una visione più ricca e completa. Il suo obiettivo è quello di divertire, ma non tramite gratuiti colpi di scena e arzigogoli linguistici: tramite una felice e compiaciuta ricognizione dettagliata della realtà quotidiana.
Il primo periodo
La sua opera è stata divisa in quattro periodi. Il primo comprende le prime due serie degli Episodios Nacionales e le Novelas de la primera epoca. Gli Episodios coprono quarantasei volumi e vanno da Trafalgar, titolo del primo romanzo, a Cànovas, l’ultimo, attraversando tutto il passato immediato della Spagna moderna.  La prima serie esce tra il 1873 e il 1875 e copre gli anni tra il 1805 e il 1814, basandosi sulla narrazione in prima persona di Gabriel Araceli, un picaro cosciente che attraverso gli orrori della guerra scopre il valore del patriottismo e l’etica del lavoro. In realtà il vero protagonista è il popolo, visto come entità unitaria capace di inusitato patriottismo. La seconda serie esce tra il 1875 e il 1879 e copre gli anni del “terrore bianco” e della Restaurazione, fino al 1834. Toni più vari, scritti un po’ in prima, un po’ in terza persona, la seconda parte risultava più complessa perché più complesso era il tema di fondo: la lotta dei liberali contro l’assolutismo. Galdos non voleva rischiare di cadere in semplici caratterizzazioni e voleva costruire attentamente i suoi personaggi. Il protagonista è Salvatore Monsalud, personaggio più definito di Araceli. Il popolo non è più visto miticamente, ma come la massa contro la quale si staccano le varie figure di politici. In questa serie il rapporto tra storia e invenzione si fa più elastico, e la documentazione storica più puntuale. Galdos non scrive romanzi in senso romantico, come ricostruzione di un passato mitico ormai superato, ma come lettura di un passato che è immagine del presente, spiegazione ai compatrioti della propria storia, attraverso la rappresentazione di destini individuali innestati su drammi collettivi.  Non avendo però mai messo in discussione i valori borghesi e liberali, che furono quelli della sua formazione adolescenziale, egli non ebbe mai il pessimismo di un Tolstoj o di un Balzac, vedendo piuttosto la storia come una lunga marcia verso il progresso, la libertà e la perfezione. La sua mancanza di cinismo e lo porterà a non considerare tanta parte di quella realtà che pure era tanto ansioso di indagare. Questo ideologismo ottimistico unilaterale impoverirà la sua forza creativa e l’elaborazione estetica,, tant’è che molte sue opere tradiscono zone grigie dedicate ancora alla ricerca di una scrittura diversa.

Tratto da LETTERATURA SPAGNOLA di Gherardo Fabretti
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