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La seconda fase di Pìo Baroja


Nel 1920 esce La sensualidad pervertida, primo e più interessante romanzo della seconda fase di Baroja. Scritto tutto in prima persona, il narratore è un certo Luis Murguìa, ritratto ancora una volta dello scrittore, che si presenta come un curioso, un appassionato di psicologia e un critico di una società vecchia, arcaica e rutinaria... un sentimentale, un cinico e un piccolo cercatore di anime. Un piccolo borghese, semi intellettuale, avventuriero mancato e Don Giovanni sfortunato.
L’ultimo personaggio barojiano è il Jose Larranaga della trilogia dal significativo titolo Agonìas de nuestro tiempo, del 1926. Un agente commerciale basco, di mezza età, che getta uno sguardo demolitore su mezza Europa, e che termina il suo viaggio con un fallito amore e la terribile presa di coscienza che il mondo, in fondo, è un mulino che va macinando e triturando il tempo.
L’autentica vena narrativa si è spenta in Baroja, che adesso piega verso la curiosità erudita, verso il gusto della storia come miniera di vicende. Tra il 1913 e il 1928 si dedicò alle Memorias de un hombre de acciòn, storia di un suo parente, lo scettico e liberale don Eugenio de Aviraneta, cospiratore ottocentesco.
Tra il 1944 e il 1949 sono uscite le Memorias, un rabbioso tentativo di fissare il proprio ritratto contro ogni deformazione. Ma tutto quello che aveva da dire su di lui, l’aveva già fatto nei suoi romanzi, e in maniera molto meno convenzionale. La missione di Baroja fu sempre quella di divertire il suo pubblico, sopperendo, almeno così, alla sua mancanza di partecipazione attiva al mondo degli uomini.




Tratto da LETTERATURA SPAGNOLA di Gherardo Fabretti
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