Skip to content

I temi della poesia di A. Machado

Lo sguardo sul paesaggio

C’è un altro punto di vista da cui Machado tratta la campagna castigliana: quello dello sguardo sul paesaggio. C’è un gruppo di liriche, in Campos de Castilla, che al primo sguardo sembrebbero far parte di quella corrente paesaggistica che Azorìn definì come caratteristico dei poeti della Generazione del ’98. Ma il paesaggio per loro era fuga dalla realtà umana; per Machado era fiducioso e aperto dialogo, scoperta e colloquio sereno con le scoperte della vita. Niente di individualistico o idillico ha questo paesaggio: Machado, polemizzando coi romantici, sanciva l’impossibilità per l’uomo di fondersi panicamente con la natura, attraverso la quale, anzi l’uomo, e quindi il poeta, intuisce ritmi che non si accordano con il fluire del suo sangue e sono in generale più lenti.

La poesia civile.

C’è poi un terzo taglio tematico, quella della cosiddetta poesia civile, di cui si trova già traccia nella prima edizione della raccolta, anche se esso poi trova sviluppo nella seconda edizione, che comparve nel 1917, arricchita delle poesie che Machado aveva scritto in quegli anni a Baeza. Non sono le sue poesie migliori: Machado non si era ancora ripreso dalla morte di Leonor e l’ambiente clericale e pettegolo di Baeza certamente non giovava alla sua ispirazione.

Un ultimo tema presente nella raccolta è quello del dubbio metafisico calibrato e moderato attraverso la pratica dell’ironia.  Gli anni di Baeza furono anni di intensa riflessione filosofica, e Machado iniziò a raccogliere i suoi appunti di filosofia e poetica nel suo Los complementarios, una sorta di zibaldone, poi pubblicato postumo nel 1957, in cui Machado elabora una nuova fase della sua poesia e riflette criticamente sugli avvenimenti storici e culturali degli anni tra il 1917 e il 1919, anni decisivi per la nascita di una nuova cultura. È in questi anni che si delinea l’originale poetica machadiana: contro il misticismo della poesia pura, contro l’uso smodato della metafora, contro quella che chiamava “la fede superstiziosa nella virtù magica dell’enigma”, preferiva una poesia aperta all’oggettivazione della soggettività, alla comunicazione, al momento logico e discorsivo accanto a quello intuitivo e magico.

Tratto da LETTERATURA SPAGNOLA di Gherardo Fabretti
Valuta questi appunti:

Continua a leggere:

Dettagli appunto:

Altri appunti correlati:

Per approfondire questo argomento, consulta le Tesi:

Puoi scaricare gratuitamente questo riassunto in versione integrale.