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Il soggiorno americano di F. G. Lorca (1928)


Nel 1928 Lorca vince una borsa di studio per la Columbia University. Parte così per New York con Fernando de los Rìos, iniziando la grande, esaltante, esperienza americana. Il viaggio di Lorca è l’esatto opposto del viaggio che molti scrittori dell’epoca compivano, alla ricerca della solitudine, del silenzio, del primitivismo. Lorca fugge l’angusta e provinciale Granada e si tuffa in quella che considerava il cuore della civiltà. In America Lorca scopre la scissione tra soggettività e oggettività, tra uomo e mondo, una scissione incarnata dalla macchina e dal denaro. Lorca non poteva capitare in un momento peggiore: il leggendario e triste ’29, quello di Wall Street  e della Grande Crisi. Per Lorca New York è un luogo gonfio di rumore e di disperazione, mostra di sé tutto il negativo e tutta la paura di un popolo che mai ha lottato e mai lotterà per il cielo. L’esperienza newyorchese fa maturare nel poeta una serie di posizioni. La presa di posizione anticapitalistica, contro la civiltà senza radici. Non è certo una posizione nuova nella cultura spagnola ma in Lorca non è una posizione ideologizzata, non è nostalgia per il tempo che fu, né alibi per l’isolamento. Lorca sente davvero la ribellione, in maniera veramente moderna, e modernamente cerca compagni nella sua crisi di rifiuto.

I frutti del soggiorno americano.

Scatta così la seconda presa di posizione, quella della ricerca dell’alternativa alla rivelazione della menzogna del mondo. In quest’ottica egli è davvero in sintonia con i grandi profeti dell’anticapitalismo, cioè i surrealisti. Ma Lorca non è impregnato di cattiva coscienza, quella dell’etnocentrismo che molti scrittori francesi e tedeschi recavano con sé. La sua è una ribellione genuina, e la sua cultura di spagnolo, di meridionale gli consentiva di scoprire quasi naturalmente, nel centro della società capitalistica, a New York, un’altra cultura, quella dei subalterni e degli irregolari (come lui del resto)  sentendola sua in senso profondamente antagonistico.
Scoprendo cioè la discriminazione, l’oppressione, Lorca va verso una nozione dell’umano che è ormai lontanissima dall’idea ottocentesca, e avverte il conflitto su tutti i livelli, dalla psiche alla società. Nasce così Poeta en Nueva York. Qui la metafora visionaria è per Lorca la via per tentare di rivelare nella poesia la lacerazione e il rifiuto di essa. Il paesaggio si interiorizza e il paesaggio interiore si esteriorizza. Si spegne la scala cromatica del Romancero: ora i colori dominanti sono il bianco e il nero, perché segni di una opposizione totale. È la gamma semantica del vuoto, della nausea, della maledizione e del profetismo.  Il libro nella edizione definitiva si divide in cinque parti, come cinque erano i punti del processo dialettico di ripulsa e ricerca che abbiamo delineato: osservazione lirica della città, i negri di Harlem, New York – Oficina y denuncia, parentesi bucolica e riscoperta della natura, allegria del ritorno con il Son de negros en Cuba.
Il più grande libro di poesia surrealista che paradossalmente nasce da una posizione che del surrealismo ha solo l’adozione di certe tecniche e la necessità profonda di usare la poesia per svelare ciò che è generalmente nascosto dalla prudenza borghese, recuperando il mondo dell’irregolarità, della marginalità, dell’alterità in tutti i sensi e in tutti i campi.

Tratto da LETTERATURA SPAGNOLA di Gherardo Fabretti
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