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La teologia di Ireneo di Lione rivolta al fedele

La teologia di Ireneo di Lione rivolta al fedele


Ireneo comincia prendendo spunto dalla polemica antimarcione sul problema dell'unità di Dio e della continuità dei testamenti. Un unico Dio regge e governa il mondo, accompagnandolo dalla creazione all'incarnazione di Cristo attraverso le tappe dei due testamenti. Il vecchio testamento + una preparazione all'avvento di Cristo. Cristo non ha abolito la Legge ma l'ha completata.
La polemica si sposta poi sugli pneumatici, che affermavano che con venuta di Cristo e il dono dello Spirito Santo l'uomo ha raggiunto la perfezione finale. Ireneo nega, dicendo che il processo dell'uomo terminerà quando l'uomo sarà a totale somiglianza di Dio. Dopo l'incarnazione, infatti, lo Spirito Santo continua a guidare l'uomo verso la perfezione finale, con una crescita tranquilla nel tempo della Chiesa. Prima dell'avvento del regno di Dio, ci saranno mille anni di regno di Cristo durante i quali i giusti si abitueranno a comprendere Dio.
La polemica contro i valentiniani parte dal proclama di identità di Gesù con Cristo. La redenzione è opera del Verbo fatto carne, che è quello stesso Gesù Cristo che ha patito, è morto ed è risorto, Figlio di Dio divenuto Figlio dell'uomo. I valentiniani, dice Ireneo, scindono le due nature di Cristo perchè sono ostili nei confronti della realtà materiale, che è invece cosa buona. Il mondo è creato da Dio e non dal demiurgo. La carne non viene abbandonata ma salvata con lo spirito.
Ireneo ringrazia infine i romani. Sotto Commodo i cristiani possono viaggiare in tutta serenità e senza alcun timore. Quindi l'Impero è buono per i cristiani, non può essere l'Anticristo.
La teologia di Ireneo costituisce già il primo tentativo in grande di sistemazione organica del pensiero cristiano, la prima vera apparizione di una teologia cattolica che si preoccupa del semplice fedele più che dell'intellettuale. Ireneo afferma due principi fondamentali per la lettura e l'interpretazione della Scrittura: il rispetto dei testi nella loro unità materiale e l'esigenza di una lettura d carattere ecclesiale. Questo non fanno marcioniti e valentiniani, che preferiscono tagliare a loro piacimento i libri dei due testamenti e cambiare a loro piacimento ciò che salvano.
Sono i vescovi a custodire e garantire il deposito della dottrina perchè sono i vescovi che con la successione degli apostoli ne hanno ereditato il dono della verità. La chiesa di Roma possiede poi una antichità particolarmente eminente perchè proviene da Pietro e Paolo. È questa la prima base teologica per le pretese di Roma sulle altre chiese.
All'epoca di Ireneo le Chiese hanno ormai una solida organizzazione, con delle liste episcopali che testimoniano la diretta discendenza di un vescovo da un determinato apostolo. Addirittura la Chiesa Romana nel 190 col vescovo Vittore vorrà imporre anche alle chiese d'Asia la nuova interpretazione della Pasqua, che sancirà la rottura definitiva col giudaismo.

Tratto da STORIA DEL CRISTIANESIMO di Gherardo Fabretti
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