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Durgnat e Schrader sul genere noir USA


Raymond Durgnat approccia questi “mali americani”  come traumi di guerra, patologie sessuali, attraverso la compilazione di un albero genealogico dei film noir. Ciò che è cruciale non è l’albero genealogico in se ma la fatidica affermazione: “il film noir non è un genere perché ci porta nel regno della classificazione per motivi e toni”. Ciò apre le porte a conflittuali commenti critici sullo stato del film noir. Paul Schrader richiama le parole di Durgnat, anche per lui il film noir non è un genere, non è definito (come i western o il gangster) da convenzioni di ambientazione o conflitto, ma piuttosto da impercettibili qualità di tono e umore. Lo stile determina il tema in ogni film, e nei film noir, per Schrader è supremo. Questo perché le tecniche del film noir enfatizzano la sconfitta, la nostalgia, l’assenza di chiare priorità e l’insicurezza, poi le sommerge nel manierismo e nello stile. Nel film noir il “bogus theme”(falso tema) della celebrazione dei valori della classe media sono spesso esposti solo per essere celati in esso o contraddetti dallo stile. C’è quindi una relazione dialettica tra stile e tema (ci riporta alle theories of reflection). Nel noir lo stile (choreography) è privilegiato rispetto alla sociologia. Ciò che Schrader vede nel rapporto tra artefatti culturali e reale è una complessa interrelazione che consente al fil noir di creare una soluzione artistica a problemi sociologici, risolvendo i conflitti visivamente più che tematicamente (it’s a critically choreographed mise en scene).
Le contradditorie posizioni di Durgnat e Schrader da una parte, e Altman dall’altra, diventano ancora più problematiche quando si prendono in considerazione le teorie di D.Bordwell, J.Staiger e K.Thompson. Bordwell ritiene che il film noir non sia un genere perché i registi e gli spettatori non lo riconoscono come un entità distinta con il risultato che diventa “un genere es post facto”. Non è nemmeno uno stile perché i critici sono incapaci di definirlo. Bordwell sostiene poi che il film noir è un “termine di esclusione” che lo rende diverso dal cinema mainstream hollywoodiano. Anche lo stile visuale del film noir e la scelta degli espedienti narrativi attinge da convenzioni non sovversive che sono state codificate in altri generi filmici come l’horror e il poliziesco.
In opposizione a Bordwell c’è l’idea che ciò che da al film noir la sua specifica forma sia la sua particolare mistura di una serie di già esistenti convenzioni.
Paula Rabinowitz: il film noir fornisce un modello, uno schema la cui funzione è tenere insieme impressioni culturali innescate dallo spettacolo del crimine.

Tratto da LO STILE CINEMATOGRAFICO di Laura Righi
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