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Concezione bipolare dello stile cinematografico. Collettivo e individuale


La concezione bipolare dello stile si fonda su una tensione fondamentale che si declina in grandi opposizioni, quali il collettivo vs l’individuale, la norma accettata vs l’affrancamento personale. Dalla parte del primo polo lo stile è concepito come scarto, è considerato come una sorta di manifestazione di libertà e creatività. Il secondo polo corrisponde allo stile concepito come strumento di uniformazione, questa concezione ubbidisce a un principio di generalizzazione che da luogo al consenso che regnerebbe in una data collettività. Ci si avvicina qui alla nozione di genere dal momento che si tratta di censire delle caratteristiche comuni ad oggetti diversi. In questa accezione collettiva lo stile rinvia ad un consenso di genere, in qualche modo di un verosimile di genere. Tra il polo collettivo e il polo individuale esistono numerose situazioni intermedie. Inoltre qualsiasi feuilletone o serie industriale possiede uno stile, se si considera uno stile come una maniera. Come ha affermato Genette c’è sempre stile: ogni forma di espressione dal momento che è mossa da una qualche intenzionalità adotterebbe una maniera e quindi uno stile.
Esisterebbe già a partire dalla cinematografia attrazione uno stile propriamente mediatico del cinema che no sia più uno stile preso in prestito ma che sia la cinematografia intesa come stile?
Il cinematografo è percepito inizialmente come apparecchio di captazione, come strumento che deve servire ad una messa in registro, ciò che conta di questo apparecchio è la sua capacità di rilevare una traccia visibile e sensibile della realtà mobile davanti alla quale lo si sarà sistemato. Per Melies, alias Menard, i cinematografasti sono dei riproduttori di vita. Posti sotto il paradigma della captazione restituzione e dell’effetto di fascinazione esercitato dalla magia della nuova tecnica di registrazione, i primi enunciati cinematografici sarebbero degli enunciati tendenti alla trasparenza.

Tratto da LO STILE CINEMATOGRAFICO di Laura Righi
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