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Differenze individuali: tratti, temperamento e intelligenza


Lo studio della personalità è ancorato allo studio delle sue principali disposizioni o tratti, ma restano molto distanti le posizioni di quanti assegnano alle disposizioni un ruolo causale nella spiegazione del comportamento rispetto a quanti assegnano loro una funzione prevalentemente descrittiva.
I primi ritengono che vi siano strutture mentali, universali e preformate che dall’origine improntano il rapporto dell’individuo con la realtà e identificano le principali disposizioni con il genotipo della personalità.
Costoro concepiscono la personalità come un’architettura gerarchica con al vertice un numero limitato di disposizioni o tratti generali e indipendenti dai quali deriva ogni altro tratto e comportamento, affidano alle varie tecniche di analisi fattoriale il compito di individuare le strutture latenti o fattori che stanno alla base di ogni espressione della personalità e traggono conferme della validità della propria impostazione dagli studi longitudinali che attestano la stabilità delle principali disposizioni nel corso della vita, dagli studi su varie popolazioni che attestano la generalità delle medesime disposizioni e dagli studi di genetica comportamentale che ne avvalorano l’attendibilità (Eysenck, McCrae e Costa).
I secondi, invece, ritengono che le disposizioni corrispondano a costellazioni affettive e cognitive che predispongono a determinati comportamenti in determinate circostanze e la cui origine deriva dalla funzione che esse hanno mostrato di svolgere nel corso dell’esperienza. Costoro concepiscono la personalità come un sistema dinamico risultante dalla graduale organizzazione di una varietà di processi affettivi e cognitivi che si consolidano in strutture deputate a regolare e dirigere la condotta nel corso dello sviluppo ed in relazione ai vincoli e alle opportunità derivanti dall’interazione con l’ambiente, indagano sperimentalmente e longitudinalmente come si formano e come operano i vari meccanismi di autoregolazione dai quali deriva la capacità individuale di interagire attivamente con l’ambiente e individuano i veri determinanti della personalità in strutture emergenti di autoriflessione e autodirezione (Bandura e Mischel).

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