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La possibilità di recidive della schizofrenia


Benchè il paziente possa beneficiare di lunghi periodi di remissione dalla sintomatologia, almeno nei primi anni, è nota la tendenza spontanea alle ricadute nel proseguo di tempo. Questo dato impone la prosecuzione di una terapia neurolettica di mantenimento, anche dopo che si possa ritenere superata la fase acuta e sub-acuta della sintomatologia e l’introduzione in programmi di riabilitazione, se l’evoluzione sta comportando deficit stabili o progressivi. La riabilitazione non è consigliata nel caso in cui il paziente abbia ripreso il suo consueto livello di partecipazione sociale. Tale valutazione può essere svolta ad un anno dall’esordio.
In assenza di trattamento attivo, la probabilità di riacutizzazione nei 3 anni che seguono l’esordio è del 60-90%, che si riduce al 20-30% con le terapie di mantenimento. La terapia di mantenimento va protratta per almeno 2 anni.
La terapia neurolettica può essere interrotta dopo 3 anni dall’esordio solo in condizioni molto favorevoli e in assenza di ricadute, altrimenti va continuata per almeno 5 anni.
Altri fattori che possono entrare in gioco nel determinismo delle ricadute del paziente schizofrenici sono:
l’intervento educativo della famiglia sulla gestione degli effetti collaterali dei farmaci e sulla riduzione delle emozioni espresse nel proprio ambito,
l’intervento riabilitativo e di sostegno psicoterapico.
Notevoli miglioramenti possono essere raggiunti nella prevenzione delle ricadute attraverso la pratica di educazione della famiglia alla riduzione dello stress intrafamiliare. Tali metodiche ridurrebbero le ricadute dal 38% con sola terapia neurolettica al 13%, mentre non sarebbe significativa la differenza nell’associazione alle pratiche riabilitative e psicoterapiche.

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