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Considerazioni sull’orientamento psicodinamico nel trattamento dei disturbi psicopatologici gravi


Lo sviluppo di un modello di trattamento dei disturbi psicotici ad orientamento psicodinamico è in correlazione con la trasformazione dei modelli teorici della psicoanalisi, fenomeno al quale proprio l’applicazione di questa teoria ad ambiti inizialmente non designati ha dato la spinta propulsiva.
La psicoanalisi come disciplina clinica individuava all’origine, come campo di intervento, i disturbi nevrotici dell’adulto e solo successivamente ha esteso il suo interesse ai disturbi psicopatologici più gravi (borderline e psicotici) e al bambino e all’adolescente. Questo ampliamento di interesse ha portato uno studio ed una elaborazione teorica più attenta alle prime fasi dello sviluppo del bambino, alla ricerca di correlazioni tra precoci distorsioni di tale sviluppo ed il successivo determinarsi di gravi disturbi psicopatologici.
Freud aveva teorizzato la non trattabilità delle nevrosi narcisistiche, sottolineando il meccanismo di disinvestimento libidico degli oggetti e il conseguente reinvestimento sull’Io, a causa dell’incapacità del paziente psicotico nello stabilire un’alleanza terapeutica.
Proprio l’atteggiamento pessimistico rispetto alla possibilità che si stabilisca una relazione con il paziente psicotico è alla base delle sue opinioni circa il trattamento psicoanalitico di tali condizioni cliniche. Questo slittamento del concetto di transfert a quello di relazione, conduce a considerare i noti interrogativi sui fattori terapeutici della psicoterapia psicoanalitica delle psicosi.

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