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Modalità di azione dei farmaci

Modalità di azione dei farmaci


La maggior parte dei farmaci che influenzano il comportamento produce effetti sulla neurotrasmissione. Questi farmaci sono classificati in 2 categorie generali:
agonisti: facilitano gli effetti di un particolare neurotrasmettitore sulle cellule postsinaptiche;
antagonisti: indeboliscono o bloccano gli effetti di un neurotrasmettitore sulle cellule postsinaptiche.
I farmaci possono agire in ogni fase della neurotrasmissione. Per quanto riguarda la fase di sintesi, si può aumentare la velocità somministrando un precursore di un neurotrasmettitore, che funziona da agonista.
Nel caso in cui, invece, un farmaco inattivi uno degli enzimi implicati nel controllo della sintesi del neurotrasmettitore, esso impedirà a quest’ultimo di essere prodotto, svolgendo la funzione di antagonista. E’ possibile bloccare la fase di immagazzinamento vescicolare di un neurotrasmettitore utilizzando farmaci che inibiscono l’azione delle proteine trasportatrici e che pertanto si comportano da antagonisti.
Nella condizione antagonizzata, le vescicole sinaptiche rimangono vuote e il loro rilascio all’arrivo di un potenziale non produce effetti sulla cellula postsinaptica.
La successiva fase di rilascio può essere manipolata utilizzando farmaci ad azione agonista o anatagonista. Nel primo caso, alcuni farmaci attivano, in assenza degli ioni calcio, le proteine del complesso SNARE che mediano la fusione delle vescicole sinaptiche con la membrana plasmatica (es. il veleno del ragno della vedova nera). Nel secondo caso, sono stati individuati farmaci che inattivano mediante taglio proteolitico le proteine del complesso SNARE, impedendo il rilascio di neurotrasmettitore (es. le tossine botuliniche).
L’interazione di un neurotrasmettitore con il recettore e la successiva attivazione di quest’ultimo rappresentano il passaggio più complesso e articolato di tutta la neurotrasmissione e sono anche quelle che maggiormente si prestano all’azione farmacologica, grazie alle caratteristiche dei recettori e, nel caso dei recettori ionotropici, delle subunità recettoriali.
Quando un farmaco agisce sul recettore postsinaptico attivandolo mediante legame con il sito per il neurotrasmettitore, si comporta da agonista diretto. Ciò produce una risposta che può consistere nell’apertura di canali ionici e nella generazione di potenziali postsinaptici oppure nell’attivazione di proteine G e nelle reazioni di trasduzione del segnale da esse scatenate. L’interazione di una molecola esogena con il sito per il neurotrasmettitore di un recettore è possibile se la molecola e il neurotrasmettitore condividono gruppi atomici identici o molto simili.
Quando, invece, un farmaco, legandosi al recettore postsinaptico lo blocca nella conformazione inattiva, impedendogli di legare il neurotrasmettitore, allora esso si comporta da antagonista diretto (o bloccante del recettore).
Esempi di tali inibitori sono il curaro e l’atropina, rispettivamente per i recettori nAchR e mAchR o i farmaci neurolettici per i recettori dopaminergici.
Alcuni recettori, quali il GABAA, possiedono siti di legame multipli e la loro apertura può essere indotta dal legame con il neurotrasmettitore nei siti specifici, ma allo stesso tempo modulata da altre molecole che si legano a siti diversi, stabilendo così legami non competitivi.
Farmaci che si legano a siti alternativi di tali recettori, facilitando l’apertura del canale ionico, sono detti agonisti indiretti; al contrario, farmaci che, legando ulteriori siti alternativi impediscono l’apertura del canale ionico sono denominati antagonisti indiretti.
Sono stati individuati farmaci che svolgono un’azione anche sui recettori presinaptici, o autorecettori, i quali regolano la velocità di sintesi e rilascio di neurotrasmettitore, con un meccanismo a feedback dipendente dalla quantità di neurotrasmettitore già rilasciato.
Poiché gli autorecettori regolano in maniera inversa l’ulteriore sintesi/rilascio di neurotrasmettitore, un farmaco che stimola un autorecettore agisce come antagonista del neurotrasmettitore poiché causa una diminuzione del suo rilascio.
L’ultima tappa della neurotrasmissione è rappresentata dalla cessazione dell’effetto del neurotrasmettitore.
Ciò può avvenire attraverso il processo di ricaptazione, grazie al quale le molecole di neurotrasmettitore vengono riassunte nel bottone sinaptico, e la successiva riattivazione enzimatica, o tramite la distruzione immediata da parte di enzimi sinaptici.
Per quanto riguarda la ricaptazione, un farmaco che leghi le molecole trasportatrici di un neurotrasmettitore e le inattivi, bloccando così la ricaptazione, funge da agonista perché aumenta la concentrazione di neurotrasmettitore nella fessura sinaptica (la cocaina per la dopamina, la fluoxetina per la serotonina).

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