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Miracolo a Milano - Vittorio De Sica -

Segue Miracolo a Milano, del 1950. Il film si sviluppa come una favola ed ha per protagonista un ragazzo orfano che sogna un mondo dove «Buongiorno voglia davvero dire buongiorno». Finirà per fare amicizia con dei barboni e sarà lui a guidarli nel finale in una piazza del Duomo piena di netturbini a cui ruberanno le scope per volare via a cavallo delle stesse, verso quel paese immaginario tanto desiderato. La scena di questo "decollo" non solo è molto bella e persino commovente, ma a dimostrazione che il grande cinema non muore mai, ha direttamente ispirato (parole sue), un grande regista come Steven Spielberg che l'ha fatta sua nel film E.T., nell'altrettanto famosa scena dei ragazzini su biciclette volanti. Stavolta i due furono accusati di avere perduto l’onestà e la rabbia neorealista, e il film fu accusato di essere ampiamente bozzettistico. Vinse comunque la Palma D’Oro al Festival di Cannes. Le critiche portarono i due a tornare sul filone neorealista, e nel 1951 esce Umberto D. Sceneggiato da De Sica e Zavattini e prodotto da un riluttante Angelo Rizzoli, che avrebbe preferito realizzare "Don Camillo", "Umberto D". è un progetto nel quale Vittorio De Sica credette molto, nonostante le numerose critiche - che videro coinvolto anche l'allora sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Giulio Andreotti - alle quali andò incontro all'uscita della pellicola. Vi si narra la storia di un pensionato ministeriale, che vive in una camera d'affitto ed ha come unico amico il cane Flik. Solo con le sue difficoltà economiche, Umberto Domenico Ferrari è un uomo dal carattere schivo che non rinuncia alla propria dignità. Sempre più isolato, Umberto si ritrae in se stesso, confidandosi e raccogliendo le confidenze della servetta Maria. Nell'impossibilità di far fronte alle spese per vivere, Umberto si fa ricoverare in ospedale per avere un letto ed un pasto; lo sfratto ricevuto dalla sua padrona di casa lo getta nello sconforto assoluto. Non vedendo alcuna altra soluzione, Umberto decide di suicidarsi gettandosi sotto un treno; ma Flik si divincola e scappa. Senza il suo unico affetto Umberto non può morire, così insegue il cane. Lo ritroverà, compagno di sventura, per portarlo con sé nel difficile tentativo di sopravvivere. Magistrale la scena del suo tentativo di chiedere l’elemosina: tende la mano ma alla vista di un suo conoscente fa finta di vedere se sta piovendo.

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