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Il mito di La dolce vita - F. Fellini -


Ma è con La dolce vita che Fellini si trasforma in un mito del cinema mondiale, trasferendo sullo schermo  e senza freni tutta la sua complessa personalità, e determinando la prima personale frattura con il neorealismo.  Marcello è un giornalista romano che si occupa di cronache scandalistiche, nonostante conservi l'ambizione di diventare scrittore. Incaricato di accogliere all'aeroporto una famosa stella del cinema, il giovane se ne invaghisce e si offre di accompagnarla in visita per la capitale, tra i lustrini della lasciva vita notturna. Il loro piccolo viaggio si conclude con un bagno nella Fontana di Trevi, dove Marcello, stupito dalle eccentriche maniere della ragazza, le confessa timidamente una puerile ammirazione. Giunta l'alba, la magia di quell'avventura notturna si dissolve e l'incauto giornalista subisce un'aggressione dal fidanzato dell'attrice. L'esistenza frammentata di Marcello, sedotto dai frivoli piaceri della "dolce vita" romana, prosegue negli incontri quotidiani, tra i capricci e le minacce di un'amica gelosa e pericolosamente paranoica, attraversando il delicato incontro con il padre ed i vizi vissuti assieme ad un'aristocrazia arida e fasulla. Per un momento sembra riavvicinarsi a se stesso con l'amicizia che lo lega al trascinante Steiner, scrittore esistenzialista, ma questi, di lì a poco, si suiciderà uccidendo prima i propri figli. Stanco dei toni di questa vita, Marcello sente rinascere la voglia di scrivere e si rifugia nella provincia, pacifica e silenziosa. Ma la sua serenità dura poco: in breve tempo, le lusinghe effimere dell'alta società lo rigettano in un esistenza priva di valori morali. Nel finale, all'indomani di una festa a Fregene, il disincanto di Marcello si concretizza nell'apparizione di un animale decomposto, trainato verso la riva. Sull'orizzonte lontano, oltre la carcassa del mostro, una bambina fa cenno di seguirla, ma il giornalista la intravede appena, senza capire, senza distinguerne le parole. La ragazza è il simbolo di quella grazia che gli uomini, persi nei loro piccoli e grandi fallimenti, non sono più capaci di vedere.

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