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Colloquio clinico in psichiatria dell’età evolutiva


Il colloquio può seguire immediatamente la prima visita, se questa si è svolta in breve tempo, o può essere programmato come ulteriore appuntamento; se avviene il primo caso, se i genitori sono presenti, sono invitati ad uscire, se invece è una cosa a sé stante, il clinico si presenta e chiede al bambino di accompagnarlo nella stanza, rassicurandolo che i genitori lo aspetteranno in sala d’attesa.
Alla fine di tutto ciò viene fatto un resoconto di questa parte iniziale, ovvero una sintesi integrata di fattori organici e costituzionali, stress ambientali e conflitti anteriori, che hanno nel tempo interagito tra loro e portato il bambino in questa condizione.
Alla fine della prima visita e del colloquio viene formulata un’ipotesi diagnostica, divisa in: evolutiva, ovvero una diagnosi clinica il più precisa possibile, e prognostica, ovvero un modello di patogenesi circa le basi e i percorsi che hanno portato a questa situazione patologica.
Al termine, bisogna prevedere un breve spazio per concludere: in questo colloquio di chiusura sono coinvolti i genitori ed il paziente; nel caso degli adolescenti, si può avere un colloquio di chiusura tutto per sé; è necessario rispondere in maniera onesta, piuttosto che non dire nulla, anche in situazioni poco chiare, poiché il silenzio del clinico potrebbe portare a preoccupazioni.

Tratto da NEUROPSICHIATRIA INFANTILE di Anna Battista
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