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Anni '50. Divismo e rinascita dei generi


La ricerca più rappresentativa del dopoguerra, ipotizzata da Zavattini e praticata da De Sica e Rossellini è quella che chiunque possa diventare soggetto di storie ed entrare nel firmamento divistico. Lo schermo è uno specchio della condizione collettiva; tuttavia il tentativo si negare il professionismo attoriale a favore dell’immediatezza e dell’identificazione perfetta e naturale, non funziona; si rimette dunque in moto il sistema divistico cercando di assimilare la lezione neorealistica. Con l’apparizione di Silvana Mangano in Riso Amaro nasce il divismo della maggiorate che le condurrà fino ad Hollywood Sophia Loren e Gina Lollobrigida puntando sempre di più sull’esibizione degli attributi fisici, grandi fianchi seno prosperoso. A queste attrici vanno aggiunte Giulietta Masina e Franca Valeri che si affermeranno per ragioni diverse dagli attributi fisici. Sul fronte maschile accanto a Totò che continua ad imperare nella cultura, c’è qualche importazione americana che offre un fisico modellato ed una capacità mimetica molto limitata. Sarà negli anni cinquanta che emerge il divismo maschile con l’affermazione di Mastroianni, Sordi, Gassman, Tognazzi e Manfredi.
Nella divisione tipica dei generi si riconoscono le potenzialità proprie del cinema italiano della bottega rinascimentale, il successo di un’opera è dato dal lavoro integrato di tutti coloro che apportano qualcosa al film, dagli operatori agli scenografi, la scomparse dei generi nel periodo del dopoguerra ha portato ad un forte impoverimento tecnico. Con un film con la Magnai Davanti a lui tremava tutta Roma (Gallone, 1946) si rilancia il melodramma e tutto il filone che si collega alla tradizione operistica. Fino agli inizi degli anni cinquanta la critica respinge il “filmelodramma” inizierà a prenderlo in considerazione quando la qualità delle regie e della recitazione inizierà a diventare rilevante. Da sottolineare il Carosello Napoletano (Giannini, 1053) che attingendo al repertorio della canzone popolare campana realizza un’opera originale e significativa. Bisogna soffermarsi sul ruolo di Raffaello Matarazzo per quanto riguarda l’evoluzione del melodramma in chiave moderna, integrando al melodramma aulico elementi popolari.

Tratto da STORIA DEL CINEMA ITALIANO di Asia Marta Muci
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