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La riforma della DC - 1949/1950 -



La DC non poteva tirarsi fuori dalla riforma agraria. De Gasperi, con Segni e altri, favorì chiaramente il formarsi di uno strato di contadini proprietari che potesse servire da baluardo contro la diffusione del comunismo nel Sud. La loro filosofia era profondamente influenzata dagli insegnamenti di Arrigo Serpieri. Nonostante tutto, la DC ancora alla fine del 1949 non aveva fatto nulla, con un Segni che temporeggiava adducendo ragioni intuitive, che nel linguaggio cifrato dei democristiani significava la strenua opposizione dei grandi proprietari agricoli che facevano parte del parlamento. Le promesse erano state fatte, però, dunque a De Gasperi non rimanevano che due scelte: soffocare nel sangue le rivolte contadine, inarrestabili in qualsiasi altro modo, o accettare di confrontarsi con l'ala del partito che era favorevole ai possidenti. Contro il fronte antiriformista c'erano gli industriali di Angelo Costa, che vedevano nella testardaggine dei latifondisti meridionali la causa dello squilibrio che turbava la stabilità sociale e impediva la ripresa industriale, e i dossettiani, che controllavano un buon terzo del partito. A favore anche gli americani, da sempre fortemente impregnati dell'ideologia del farmer e incapaci di sopportare qualsiasi forma di assenteismo o lassismo dei proprietari nei confronti dei beni della propria terra; non è un caso che il generale McArthur, dopo l'occupazione americana del Giappone, avesse imposto l'esproprio dei proprietari assenteisti e la ridistribuzione della terra ai contadini.
A questi tre grandi gruppi di pressione si aggiunsero le proteste per l'ennesimo massacro dei poliziotti di Scelba, a Modena, il 9 gennaio 1950, durante una manifestazione operaia in cui morirono sei persone. De Gasperi si convinse e rimpastando il governo senza i liberali (i più forti oppositori della riforma) spianò la strada alla riforma agraria, almeno apparentemente. In realtà le forti pressioni dei latifondisti dentro la DC spinsero il partito ad adottare una strategia che da lì in avanti sarà tipica: l'adozione di misure temporanee in attesa di reali riforme che in realtà mai videro
la luce. Il parlamento italiano varò nel 1950 una legge in tal senso, la legge stralcio n. 841 del 21 ottobre, con solo 210 voti a favore su 574 parlamentari.

Tratto da STORIA CONTEMPORANEA di Gherardo Fabretti
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