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Le riforme agrarie dopo la riforma - 1950 -

Le riforme agrarie dopo la riforma - 1950 -


Tre furono dunque le leggi di riforma agraria: quella calabrese, quella siciliana e la legge stralcio. Il provvedimento più importante di tali leggi fu l'espropriazione di una parte dei grandi latifondi e la relativa ridistribuzione ai contadini. I criteri dell'esproprio però non furono uniformi. La legge calabrese (legge Sila) considerava la terra sulla base dell'estensione e si applicava a tutti i fondi che superavano i 300 ettari; le altre due leggi, invece, preferivano considerare il valore economico, e colpivano tutte le proprietà del valore superiore alle 30.000 lire, con un sistema di scala mobile che salvaguardava i proprietari più produttivi e penalizzava quelli con maggiori possedimenti.
Vennero creati due tipi di proprietà: quelle per podere destinate a chi non aveva mai posseduto un pezzo di terra, e quelle per quota che spettavano come aggiunta alle piccole proprietà dei contadini più poveri. Quasi subito fu chiaro il carattere inadeguato della riforma del 1950.
- I proprietari, naturalmente, lottarono duramente per gli espropri con ogni scappatoia. Molti frazionarono le proprietà tra membri della famiglia, abbassando la soglia dei 300 ettari e approfittarono del carattere vago delle ingiunzioni a migliorare il fondo – pena la confisca – con interventi minimi, sufficienti ad evitare il sequestro.
- I provvedimenti legislativi stessi assicurarono che la qualità della terra acquisita dai contadini fosse scadente.
- La terra confiscata era quasi ovunque insufficiente a soddisfare i bisogni dei contadini.
- Furono coinvolte nella confisca anche i terreni garanti alle cooperative agricole dalla legge Gullo.
- La riforma favorì un grande aumento del prezzo della terra dato che i proprietari, temendo
ulteriori espropri e l'attivismo dei contadini, misero in vendita, prima e dopo la riforma, grandi quantità di terra che invogliava i contadini alla corsa all'appezzamento, spinti anche da una leggina del 1948 con la quale la DC rendeva più semplice l'acquisto di terra da parte dei contadini tramite un sistema di mutui agrari pagabili in quarant'anni.
- Gli enti di riforma incaricati della redistribuzione erano nicchie di potere democristiano e non comprendevano alcun rappresentante contadino.

Tratto da STORIA CONTEMPORANEA di Gherardo Fabretti
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