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La riforma calabrese : la legge Sila - 1950 -

La riforma  calabrese : la legge Sila - 1950 -


L'area sottoposta alla legge Sila non comprendeva l'intera Calabria, ma solo un terzo di essa: la parte orientale, divisa in quattro parti.
- La Sila in senso stretto, una regione montana intensamente boscosa e sfruttabile prevalentemente come terreno estivo di pascolo per ovini. Pochi latifondisti possedevano la maggior parte della terra che affittavano annualmente in piccole strisce di terra.
- La zona collinare, sotto e attorno alla Sila, che era uno dei peggiori terreni agricoli di tutta la penisola. Anche qui dominava il latifondo.
- Il Marchesato di Crotone, teatro del massacro di Melissa. Il terreno del latifondo per eccellenza.
- La zona della pianura costiera dello Jonio, la più fertile. La zona dove minore era l'incidenza del latifondo e dove esisteva un considerevole numero di piccoli proprietari.
Dei 573.000 ettari dell'area di riforma solo 85.917 vennero alla fine espropriati, contro altri 40.000 almeno da espropriare. L'ente di riforma, inoltre, concentrò la propria politica di irrigazione soprattutto sulle fertili pianure costiere della zona 4, dove tralaltro, era stata minore l'espropriazione di terre, appena il 10%. L'assenza di lavori irrigui fu particolarmente paralizzante nel Marchesato, dove la piovosità annuale era così bassa da rendere l'irrigazione una necessità assoluta se si voleva che l'agricoltura contadina avesse successo.
Nei primi sette anni un generoso sistema di credito agevolato funzionò per tutta l'area coinvolta, mettendo a disposizione denaro e strumenti per il lavoro agricolo, spesso non restituiti dato che il servizio era fondamentalmente considerato una sorta di assistenza gratuita. Il successivo irrigidimento del sistema dei prestiti affossò successivamente gran parte delle proprietà.

Tratto da STORIA CONTEMPORANEA di Gherardo Fabretti
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