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Gli elementi costitutivi dello Stato Italiano degli anni '40


Tratteremo ora i principali elementi costitutivi dello Stato italiano nei tardi anni '40: esercito e polizia, magistratura, burocrazia ministeriale, enti autonomi ed enti locali.
L'esercito italiano era diverso da quello spagnolo o francese, non avendo una tradizione di prevaricazione delle autorità civili e, per quanto la Repubblica non fosse immune dalle ombre di un golpe, questo non fu mai un aspetto dominante della sua storia. Per alcuni anni dopo la guerra, l'esercito rimase una forza simbolica e senza alcun chiaro obiettivo. Con l'evolversi della dottrina Truman, e soprattutto con l'inizio della guerra di Corea (1950 – 1953), l'esercito ebbe un ruolo nuovo, ma subordinato, all'interno della strategia globale americana; lo Stato aumentò il periodo della ferma obbligatoria a 18 mesi. È questo il periodo dell'adesione dell'Italia alla NATO (1949) e della creazione di basi americane e Nato stabili in tutto il territorio italiano (dal 1951).
La polizia era stata storicamente divisa tra Carabinieri e Pubblica Sicurezza ed entrambi i corpi aumentarono il numero degli effettivi, arrivando a 80.000 unità a testa. I conflitti tra i due corpi crearono non pochi problemi.
Anche nella magistratura era difficile trovare qualche eco degli aspetti democratici e innovatori della Costituzione italiana. Il personale era lo stesso che aveva servito sotto il fascismo, i codici erano i medesimi, a partire dal codice penale Rocco. Nel 1945 la magistratura era una casta chiusa, risentita per i suoi bassi stipendi, reclutata prevalentemente nelle facoltà di legge del Meridione, dunque lontana dai valori della Resistenza. I magistrati avevano la loro associazione di categoria, la ANM, che lottò nel dopoguerra per avere stipendi più alti e maggiore indipendenza, cosa che ottenne nel 1959 con l'istituzione del CSM, i cui compiti prima spettavano al Ministero di Grazia e Giustizia. Pur proclamando vigorosamente la propria natura apolitica, i suoi giudizi riflettevano un continuo anticomunismo e ampia mancanza di comprensione nei confronti della classe operaia organizzata. Ci vollero vent'anni prima che questa impronta conservatrice iniziasse ad essere messa in discussione. La Corte Costituzionale non nacque prima del 1956, e allora, e solo allora, timidamente, revocò alcune delle leggi che erano in più aperto contrasto con la Costituzione ma fu un processo lento e macchinoso, se si pensa, ad esempio, che nel 1961 vigeva
ancora la pena di adulterio (art. 559 c.p.) e che tale pena era più severa quando il tradimento era perpetuato dalla moglie. La burocrazia ministeriale non agiva nei confronti dei cittadini sulla base dell'imparziale esecuzione dei propri compiti entro limiti temporali prefissati, bensì sulla base della discrezionalità. Tutto dipendeva in larga misura dalle pressioni che il cittadino poteva esercitare sui funzionari. Un rapporto deformato tra cittadino e Stato che diventerà uno degli aspetti permanenti dello Stato repubblicano italiano.
A ciò si aggiunge il macchinoso e terrificante sistema di gestione e controllo del denaro pubblico da parte del governo. Il più importante centro di potere era il ministero del Tesoro, che metteva a guardia di tutti gli altri ministeri una Ragioneria che aveva l'ultima parola sulle uscite e le entrate di denaro. L'intero sistema era fermo ai valori di ratifica e controllo diffusi dal Risorgimento, e non sulle vitali esigenze di velocità e trasparenza. Dunque, sulla base di ciò, non si poteva spendere denaro pubblico senza attraversare cinque caselli amministrativi: voto parlamentare → verifica del Consiglio di Stato → approvazione della Ragioneria centrale di ogni ministero interessato → placet del Ministero del Tesoro → registrazione presso la Corte dei Conti.

Tratto da STORIA CONTEMPORANEA di Gherardo Fabretti
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