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Il primo governo di centrosinistra : Fanfani 1962


IL PRIMO GOVERNO DI CENTROSINISTRA: 1962 – 1963. Nel marzo 1962 Fanfani formò il primo governo di centrosinistra, fatto da DC – PRI – PSDI. Il PSI appoggiò esternamente il governo astenendosi dal voto di fiducia, e Nenni dichiarò che avrebbero continuato ad appoggiare esternamente il governo solo a patto della realizzazione di tre importanti riforme: la nazionalizzazione dell'industria elettrica, la scuola media unica e la creazione delle regioni. Fanfani accettò le condizioni. Come andò a finire?
- L'elezione di Antonio Segni a presidente della Repubblica fu un errore epocale. Tutta la sinistra e parte della DC, quella di area fanfaniana, avrebbe preferito il socialista Saragat ma Moro si impuntò e minacciò una crisi di governo se tutta la democrazia cristiana non fosse stata unita nel votare Segni. Dopo nove ballottaggi Segni fu eletto, consegnando alla presidenza della Repubblica un reazionario conservatore in un momento di delicata alleanza tra centro e sinistra. Gli effetti si sarebbero visti più in là.
- La nazionalizzazione dell'industria elettrica vide un iter lungo e difficile. Cinque erano i monopoli coinvolti (SADE, EDISON, SIP, CENTRALE e SME) che non avrebbero certo mollato in cambio di nulla. I motivi per la nazionalizzazione c'erano tutti: la possibilità per il governo di controllare i prezzi, di programmare gli interventi e gli investimenti su scala nazionale e di indebolire lo strapotere oppositivo di Confindustria. Il vero scontro fu sulla natura dell'indennizzo da concedere ai monopolisti.
Si scontrò la visione continuativa di Guido Carli, governatore della Banca d'Italia, e quella abolizionistica di Riccardo Lombardi. Il primo voleva che si pagassero direttamente le vecchie aziende, che avrebbero continuato ad esistere come società finanziarie; il secondo voleva che i trust fossero aboliti e che gli indennizzi fossero versati a scaglioni a tutti gli azionisti. Vinse la posizione di Carli, che minacciò di dimettersi, ma la neonata Enel, pur cominciando un programma di investimenti massicci, non riuscì a ridurre il costo dell'elettricità per i consumatori. In termini puramente economici la battaglia di Carli fu poi un fallimento e l'influenza dei baroni, naturalmente, rimase.

Tratto da STORIA CONTEMPORANEA di Gherardo Fabretti
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