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Stato sociale e cittadinanza: la sociologia come risorsa interna ai sistemi di welfare


Questo capitolo affronta il ruolo della sociologia all'interno delle politiche di welfare state. Qual'è la sua funzione? Secondo Mori la sociologia ha un ruolo interno ed un ruolo esterno.
La FUNZIONE INTERNA DELLA SOCIOLOGIA è una conoscenza che permette lo sviluppo di una forma di discorso afferente a quello specifico insieme d'istituizioni che indichiamo con il termine di welfare state. Lo stato asume questo ruolo quando costituisce una base informativa per una politica migliore; progettare ed ideare interventi che rispondano ai bisogni manifesti della popolazione, per fare ciò, bisogna conoscere questi bisogni. Quando parliamo di welfare state parliamo di un certo tipo di bisogni: lavora sui diritti sociali; la sociologia porta all'attenzione dei decisori politici i diritti sociali. Questi ultimi entrano nel concetto di CITTADINANZA. MARSHALL, nel suo famoso libro Cittadinanza e classe sociale, mostra l'esistenza e le differenti implicazioni del rapporto tra cittadinanza e stato sociale.
Esistono tre fasce di diritti cge definiscono lo status di cittadino: i diritti civili, politici e sociali. Ai primi corrsipondono la libertà di parola e di pensiero, quella di possedere beni personali, di contratto ed il diritto alle prestazioni del sistema giudiziario; ai secondi fanno riferimento i diritti di elettorato sia attivo che passivo; a quelli sociali, invece, livelli di istruzione, di benessere e di sicurezza. Questi ultimi sono propri del welfare state.
La novità introdotta da Marshall è che lo sviluppo del capitalismo dovrebbe andare di pari passo con lo sviluppo dello stato sociale. Non avere una redistribuzione equa dei redditi, ma ogni cittadino dovrebbe godere parimenti di questi tre diritti: parità di accesso per tutti i cittadini. Secondo Marshall, quindi, la cittadinanza sociale non aspira affatto all'equiparazione dei redditi, il fine dei diritti sociali riguarda esclusivamente una concreta uniformità di status, la sua idea di uguaglianza si rivolge cioè alla qualità della vita e non ai salari. Non tutti gli autori sono d'accordo con questa tesi: per alcuni, i diritti sociali, non andrebbero inclusi nel concetto di cittadinanza. Per quanto riguarda i diritti civili e politici, il cittadino ha un ruolo attivo, per i diritti sociali ha, invece, un ruolo passivo (non è il cittadino che decide di acquisire questi diritti ma è lo stato). Uno di questi autori è BARBALET, il quale si domanda se sia lecito includere i diritti sociali nel complesso della cittadinanza. Mentre la fascia civile e politica riguardano le direzioni in cui può esprimersi il potere estrinseco che l'acquisizione dello status di cittadino comporta, la fascia sociale rimanda invece ad una serie di benefici di cui il soggetto può godere. Quindi, mentre i diritti politici e soprattutto i diritti civili nascono come sfera di protezione per l'individuo dall'invadenza dello stato, i diritti sociali riguardano prestazioni erogate direttamente dallo stato.
Concepire la cittadinanza in questo modo ci porta ad un ulteriore passo avanti: la forma migliore di welfare state, insieme ai diritti sociali, deve garantire i diritti culturali per una CITTADINANZA CULTURALE. Con questa espressione si vuole intendere che lo stato deve essere in grado di garantire l'espressione dell'identità del singolo individuo, quindi di tutti i cittadini.
La funzione delle scienze sociali, dunque, sta sia nel concettualizzare queste categorie che fornire ai decisori politici delle informazioni (funzione interna): indicare le aree di marginalità della società. Questa prima funzione interna, quindi, consiste nel dare informazioni utili per far funzionare al meglio il sistema dei diritti.

Tratto da LA SPENDIBILITÀ DEL SAPERE SOCIOLOGICO di Angela Tiano
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